Bologna in Lettere – Silvia Rosa

 

 

Bologna in Lettere

Silvia Rosa, Tempo di riserva, Ladolfi editore

(Opera segnalata alla V edizione del Premio Bologna in Lettere, Sezione A)

 

 

Il male di vivere che si incontra nel libro di Silvia Rosa, Tempo di riserva, ci arriva un po’ meno aspro, un poco più morbido di quello originale. È filtrato dal trascorrere delle stagioni, ai cui nomi sono ispirate le quattro sezioni in cui è diviso, e tutto viene visto come attraverso una luce vagamente ottobrina, che smorza un poco i contrasti. Certo, il mondo è popolato di oggetti concreti, spesso naturali, che sono insieme attori della situazione e correlativi oggettivi.

Così, un diffuso andamento narrativo, dai versi lunghi dai frequenti enjambement, si tinge costantemente di riflessioni dall’aria filosofica, come se poetare fosse raccontare argomentando. E qui è proprio così, solo che non tratta di convincere nessuno della bontà delle tesi, perché è la loro esposizione medesima a costruire il testo poetico. Come una sorta di flusso di coscienza, che è la vera ragione di interesse di questi versi, perché gli eventi e le cose di cui si parla emergono da lì.

Così la scansione del verso, di solito lungo ma pure breve in qualche caso, finisce per suonare come una sorta di respiro interiore, a organizzare i pensieri secondo una logica diversa da quella argomentativo-narrativa che li conduce, una specie di contrappunto mirato a scardinare leggermente i nessi, a spostare gli accenti sulle parole di rilievo. Insomma, a straniare il discorso per come risulterebbe dal semplice flusso delle parole, in modo da farlo emergere maggiormente nella sua concretezza, da farlo uscire a sua volta come evento, ma questo in diretta, in presenza.

Anche quando racconta di un altro luogo e di un altro tempo, insomma, la poesia sta agendo lì, davanti alla mia lettura, presente nel presente, vita vissuta e non solo riportata. (Daniele Barbieri)