Premio Bologna in Lettere 2024- Note critiche e appunti di lettura – Laura Liberale vs Alessandra Greco

Premio Bologna in Lettere 2024

Sezione A – Opere edite

 

Stellare Nero, Alessandra Greco, Foglio 13, Benway Series, a cura di Mariangela Guatteri e Giulio Marzaioli, Tielleci, Colorno, 2023. Premio Speciale della Giuria

 

«Un caleidociclo esagonale (il termine deriva dal greco: kalòs = bello, eidos = figura, ciclos = cerchio, anello) è composto da una catena di 3 doppi tetraedri chiusa ad anello alle estremità che ruota intorno ad un centro “vuoto”. Nel giro ricorda la sistole/diastole di un cuore, il “vuoto” si apre e si chiude. Nei momenti di giunzione in cui lo spazio “vuoto” si chiude, il solido mostra 4 facce aperte esagonali. Alla base della logica caleidociclica sta l’idea geometrico-matematica di ricorsività; qui sono le parole che ritornano ciclicamente e riformulano ad ogni rotazione l’assetto narrativo del testo

Così si autopresenta l’oggetto d’arte Stellare Nero di Alessandra Greco, un solido che viene costruito, letteralmente costruito, seguendo delle linee guida a partire da un cartoncino nero recante delle porzioni semianulari di testo, inserite in quelle che sembrano delle mappature astrali e terrestri e contornate da forme di uccelli-stelle. Dunque poiesis come fare concreto, manuale, tridimensionale; gioco “cosmico” di montaggio evocante\convocante tutta l’antica e universale sapienza relativa al moto e ai suoni delle sfere celesti (il lavoro stesso è dedicato al musicologo Marius Schneider, eminentissima figura negli studi di cosmologia sonora).    

«Si considera come inizio dello zodiaco (che essendo un cerchio non ne ha uno definito) il segno che comincia con l’equinozio di primavera, l’Ariete, punto di partenza di tutti i segni zodiacali. Come se lo zodiaco fosse una creatura vivente, si inizia dall’abbondante umidità della primavera, e poi via via si procede per le altre stagioni»: qui, a parlare, è Tolomeo (Tetrabiblos, I, 10, 2), il padre dell’astrologia classica, che chiamiamo in causa sulla scia dell’autrice stessa, la quale ci dice che l’oggetto da lei creato è “idealmente orientato alla Pars Orientalis della volta celeste”, ovvero al punto vernale, altresì detto punto d’Ariete o punto Gamma. «Circa duemila anni fa l’equinozio primaverile cadeva sotto il segno dell’Ariete (ora, per la precessione degli equinozi, è nei Pesci); ma “punto d’Ariete” è ancora l’espressione per definire il punto γ, cioè quello in cui l’eclittica interseca l’equatore durante l’equinozio di primavera (…). Gli antichi avevano identificato in questa costellazione diciassette stelle: una stella sulla testa, tre sulle corna, due sul collo, una sul primo zoccolo anteriore, quattro tra le scapole, una sulla coda, tre sotto il ventre, una sui fianchi, una nello zoccolo posteriore» (Giulio Guidorizzi, I miti delle stelle, Raffaello Cortina Editore, Milano 2023, pp. 273-275, ebook). Greco accenna appena alla simbologia dell’Ariete, nella sua doppia valenza di energia vitale e morte sacrificale, ma è chiaro che il suo caleidociclo non può prescindere da tutti i mitologemi che l’umano ha proiettato sul cosmo. Tale duplicità simbolica si ritrova nella coppia testuale di Fosforo ed Espero: luce del mattino, dell’inizio, il primo; luce della sera, della fine, il secondo (dimidiamento personificato del pianeta Venere). Quanto all’uomo, appunto, nello Stellare il microcosmo umano è rappresentato da due figure di astronomi e artisti dell’Ottocento, citati nel testo: Jules Alfred Pierrot Deseilligny, selenologo, ed Étienne Léopold Trouvelot, a cui è stato dedicato un cratere lunare.

Altro punto, almeno per me, di grande interesse è quello che Antonio Devicienti ha messo acutamente in evidenza: «Vacuum e continuum sembrano richiamare alla mente la śūnyatā di diverse tradizioni filosofiche e religiose indiane, vuoto necessario che contiene il pieno» (https://www.nazioneindiana.com/2024/07/03/il-contenitore-e-il-suo-contenuto-su-stellare-nero-di-alessandra-greco/). Pare a me (o meglio, mi piace pensarlo) che Greco abbia voluto far risuonare, nello spazio in cui il suo Oggetto s’in-forma, anche l’eco di un testo fondamentale del buddhismo, il Sūtra del Cuore, là dove si dice che: “La forma non è altro che vuoto, il vuoto non è altro che forma; ciò che è forma è vuoto, ciò che è vuoto è forma”. (Laura Liberale)