Bologna in Lettere 10th – Pat Boran

Bologna in Lettere 10th

BĂBÉL
stati di alterazione

Rassegna di poesia irlandese contemporanea
a cura di Viviana Fiorentino

Pat Boran è nato nel 1963 nelle Midlands irlandesi e vive a  Dublino. Ha pubblicato quindici libri di poesia e di prosa, sei dei quali sono stati tradotti in italiano. È membro dell’associazione di artisti irlandesi Aosdána. Sul suo sito personale patboran.com  sono visibili alcuni video poetici da lui realizzati negli ultimi anni.

IMMIGRANTS OPEN SHOPS

Immigrants open shops, Sargon says.
In countries where they take in refugees,
that’s what they do, they open shops.
To sell something, there’s no real need to speak;

someone enters, points at ‘this and that’
or finds what he wants on a shelf,
and all you need is half a dozen words
to serve him, yes, ‘no’, ‘seven’,’ Euros’, ‘ten’ –

he’s counting fingers – words a fool can master
in a morning, could be singing in two days,
and maybe ‘thank you’ or ‘see you tomorrow’.
Immigrants, they open shops, Sargon says.

Immigrants open shops, Sargon says,
a teenaged girl perched high on a stool
happy to try the few new words she’s learned
after her first week in the local school.

But when they pass through the bead curtains
into the back room, when they step back from the till,
or when friends or family drop by for a taste
of the old country, it’s the old language still:

a newspaper lying open on a table,
the TV always on on the high shelf
making the drunk who stumbles in by accident
wonder if he’s the immigrant here himself.

Immigrants open shops, Sargon says,
eight years ago already, hard to believe,
the troops back then still gathering on the border
of the homeland he hadn’t seen in twenty years.

‘One for the road?’ he asks. I shrug: ‘Why not?
As my mother says, we’ll be a long time dead.’
Sargon smiles: ‘I’ll remember that, my friend,’
but he’s far away this evening, lost in himself,

gazing out into our tidy garden
through his pale reflection in the glass,
a nervous shopkeeper as night approaches
hearing ominous voices in the dark.

i.m. Sargon Boulus, Iraqi poet (1944 – 2007)

GLI IMMIGRATI APRONO NEGOZI
da La prossima vita (The Next Life). Poems. Traduzione di Chiara De Luca, Edizioni Kolibris, 2020.

Gli immigrati aprono negozi, dice Sargon.
In paesi dove accolgono i rifugiati,
è quel che fanno, aprono negozi.
Per dire qualcosa non c’è bisogno di parlare;

qualcuno entra, indica questo o quello”
o trova quel che vole sopra uno scaffale,
e ti basta una mezza dozzina di parole
per servirlo, ‘si’, ‘no’, ‘sette’, ‘euro’, ‘dieci’ –

lui conta con le dita – parole che uno stupido impara
in un mattino, e in due giorni potrebbe cantare,
e forse “grazie’, o ‘ci vediamo domani.
Gli immigrati, aprono negozi, dice Sargon.

Gli immigrati, aprono negozi, dice Sargon.
un’adolescente appollaiata in cima a uno sgabello
felice di provare le poche parole nuove che ha imparato
dopo la sua prima settimana alla scuola locale.

Ma quando attraversano le tende di perline tornando
sul retro, quando fanno un passo indietro dalla cassa,
o amici o parenti fanno un salto per un assaggio
del vecchio paese, è ancora la vecchia lingua:

un giornale aperto sopra un tavolo.
la TV sempre accesa sulla mensola in alto
inducendo l’ubriaco capitato là per caso
a chiedersi se sia anche lui un immigrato.

Gli immigrati aprono negozi, dice Sargon,
già otto anni fa, difficile a credersi, le truppe
di ritorno si radunavano al confine
di una patria mai più vista per vent’anni.

‘Il bicchiere della staffa?’* chiede. Alzo le spalle: ‘Perché no?
Come dice mia madre, si vive una volta soltanto.’
Sargon sorride: ‘Lo ricorderò, amico mio,’
ma è molto lontano stasera, perduto in se stesso,

guarda fuori nel nostro giardino curato
attraverso il suo pallido riflesso nel vetro,
un negoziante nervoso quando la notte si avvicina
che sente minacciosi presagi nel buio.

i.m. Sargon Boulus, poeta iracheno (1944 – 2007)

* Frase idiomatica che indica il primo bicchiere bevuto prima di
congedarsi dagli amici e partire.

Traduzione di  Chiara De Luca

Viviana Fiorentino nasce a Palermo e vive in Irlanda, paese in cui insegna e facilita workshops di poesia per minoranze culturali. È autrice di due raccolte di poesie in italiano, Trasferimenti (Zona Contemporanea), In giardino (Controluna Edizioni), e di un romanzo, Tra mostri ci si ama (Transeuropa Edizioni). Sue poesie in inglese sono apparse in antologia (Dedalus Press, Salmon Poetry, Arlen House) e in italiano e in inglese in riviste letterarie internazionali (come Italian Poetry Review, The Blue Nib, Honest Ulsterman, The Trumpet). Suoi racconti, interviste e traduzioni compaiono su blog letterari (come Nazione Indiana, La Balena Bianca). Viviana è nel direttivo dell’Irish PEN. Ha co-fondato il blog Le Ortique che mira a riscoprire le artiste dimenticate.