Premio Bologna in Lettere 2022 – Morena Coppola – Nota critica di Maria Laura Valente

 

PREMIO BOLOGNA IN LETTERE

VIII edizione 2022

SEZIONE B 

(Opere inedite)

 

Premio speciale del presidente delle giurie

a

Morena Coppola

 

per l’opera

Toreare le crune nel princisbecco

 

Animus stupet fulgoribus. Vertigini e de-mistificazioni nel polimorfismo espressivo di Morena Coppola.

 

 

Toreare le crune nel princisbecco di Morena Coppola non è opera data al mero atto della lettura. Il suo tessuto polimaterico – concrezione proteiforme in cui versi, prose, immagini, calligrammi, simboli erratici e nudi grafemi enucleati dall’alveo originario coesistono in stato di ibridazione proattiva – si percorre come le autostrade a intersezioni multilivello di una megalopoli: a velocità sinaptica sostenuta e, a tratti, insostenibile. L’intera opera è incessantemente fibrillata da una vis creatrice primigenia e inesausta che, prendendo le mosse dal livello subatomico della singola lettera (costantemente sottoposta a processi di dislocazione, reduplicazione, metatesi ed espulsione), si estende allo stato germinale della parola (sapientemente risemantizzata ora per via di manipolazione agglutinante o disgregante ora attraverso stranianti slittamenti di registro), dilagando poi a livello sintattico (segnatamente ma non unicamente in virtù di audaci interpolazioni multilingue in odore di esperanto), per culminare infine nella vigorosa collisione tra le diverse componenti del testo che, amalgamandosi a livello visivo e concettuale, amplificano la deflagrazione delle reciproche cariche semantiche. Stupor omnium animos tenet. Le parole di Tacito – lo sbigottimento pervade gli animi di tutti – riecheggiano sotto le ardimentose volute di un’architettura formale improntata alla vertigine: dalle mirabolanti teorie di elencationes per asindeto alla disarmante simbiosi mutualistica tra arcaismo e futuribilità lessicale, dall’impatto dirompente della rivoluzione tipografica alla potenza evocativa dell’apparato iconografico; tutto, nell’opera della Coppola, è minuziosamente calibrato e ponderato per contribuire, in forma sinergica e in misura rigorosamente data, al concretizzarsi di un effetto di ottundente meraviglia. A ciò fa da pendant, a guisa di perfetto contraltare, la pregnanza dei contenuti veicolati, la cui robusta portata in termini di significanza viene corroborata dalla cura così minuziosamente profusa nella strutturazione del piano formale. I punti focali della meditazione dell’autrice – primi fra tutti lo status quo dell’espressione poetica, la qualità della sua percezione critica e la mistificazione che aleggia su entrambe – sono latenti, in forma embrional-crittografica, già nel titolo stesso dell’opera e da lì si irradiano, come onde d’urto concentriche, a tutte le sezioni del testo: il raggiro come mistico passepartout, l’angusto passaggio per il gotha che s’infila più agilmente in virtù di uno splendore esteriore cui, come nella lega di ottone e stagno del princisbecco, non corrisponde pari caratura. «Si parla del colore dell’oro / e non si intende il giallo / Color dell’oro è la proprietà di una superficie che splende o luccica», si avverte in apertura di Linguarda Fracca Argenti, prima sezione dell’opera. E difatti l’animo, come scriveva Orazio, stupet fulgoribus, è abbagliato dallo scintillio. Lo ribadisce l’autrice in Viscontessi dell’Interregno!, in calce a una rutilante imago di Moira Orfei: «Si parli dell’attualità poetica in esterrefatta semplificazione. Si insinui sospetto sulla comprensibilità di testi esprimenti ispirazioni non derivate. Si dica dell’universale, preferibilmente inoscuro […]». E più oltre, in Lyricanna e i Vecchioni, si profila il «Playgame di vegliardi influenti», dove, dopo aver chiarito in nota che «la vegliarderia prescinde dall’età anagrafica, attenendo alla ripetizione di stilemi ricorrenti in archeo logoi, parimenti auto-rigeneranti in palingenesi fisse», si precisa che, per quanto «alla vegliarda medaglia» (cui è gradito «gettone di onnipotenza») «non interessa mettere in discussione gli zorobabeli della tarantella lirica o pseudo-tenorile […] Si può, tuttavia, dissimulare la postura lirica attraverso linguaggio slinguarda da deuccio parzialmente aderente». Di qui alla capitolazione del mondo poetico il passo è breve. Ed è passo di funerea marcia, scandito, nella sezione Uovo, incenso e mitra, dalle tappe dell’annunzio di morte, delle esequie e della catasterizzazione di El Palco Porziano, la cui esistenza si è spenta «assediata da profeti proseliti poeti peli e barbe pubiche di quasi poeti», mentre l’orrore stempera in grottesco: «Lirica non all’opera. Patti Smith in duetto cabrio benzedrino intona urlo non di Munch»

Esiste ancora un dire poetico autentico, libero dall’onere di una forzata e al contempo autoindulgente luccicanza? In chiusura di sezione, nello Studiolo per l’intonazione dell’alta marea, la questione si fa question e resta inevasa: «Ma è la lingua, il muscolo udibile, che sormonta la cornea. L’occhio ha il suo idioma che parla all’essere come un confessore; fa in modo che nessun altro lo senta. Di solito assolve. Ma è la lingua, il muscolo udibile, che sormonta la cornea?».

Cosa attendersi, dunque, dal futuro?

Nei terremoti futuri io spero. La speranza di Brecht, decalcata dall’autrice a introduzione del necrologio di El Palco, trasmuta in chimera di fede, parola-tema che apre e chiude la struttura ad anello capovolto che incastona l’intera opera:

«Una fede in nulla ma totale».

«Una fede in tutto ma fecale».

(Maria Laura Valente)

 

 

Morena Coppola. Mi interesso di scritture non convenzionali e di arte contemporanea; sul crinale grafico verbo-visuale, mi attrae|incuriosisce sperimentare linguaggi innestati nel visivo, accomunando sguardo e
glossa. Percorro la scrittura come archeoriempimento, rissa teleologica tra scavi e reinterri;
[reintegri, a volte]. Un mio testo, Ho Pai [s Ka]los Nai, accompagna l’immagine xilografica dell’artista Andreas Kramer per le Edizioni PulcinoElefante [2008]. Alcuni scritti sono pubblicati in raccolte
antologiche [Empirìa]. Ho curato la post-fazione de Il criterio dell’ortica di Stefano Mura, edito
dall’Editore Manni nel 2016. La raccolta Sgorbie e Misericordie di Fratelli Elettrici, finalista al
Premio Bologna in Lettere, edizione 2017, segnalata alla XXXI edizione del Premio Lorenzo
Montano, è risultata vincitrice del Premio letterario Formebrevi Edizioni, 2017. Finalista al Premio
letterario Bologna in Lettere edizione 2018, la raccolta Psychopompï è stata selezionata anche alla
IV edizione del Premio Elio Pagliarani, sezione Inediti, edizione 2018. La raccolta Ordalie nel
cacacosmo organizzato è stata finalista alla V edizione del Premio Arcipelago Itaca, edizione 2019,
e segnalata al Premio Lorenzo Montano [2019]. Salmo Rubro è risultata finalista con menzione alla
6a edizione del Premio Arcipelago Itaca [2020], finalista alla XXXIV edizione del Premio Lorenzo
Montano [2020], selezionata alla VII edizione del Premio Elio Pagliarani [2022], sezione Inediti. La
raccolta Toreare le Crune nel Princisbecco è stata finalista alla XXXV edizione del Premio Lorenzo
Montano [2021] e ha ricevuto il Premio speciale del Presidente della Giuria di Bologna in Lettere
[2022]. La Circoncisione degli Aghi ha ricevuto la segnalazione speciale nella XXXVI edizione del
Premio Lorenzo Montano [2022]