Premio Bologna in Lettere 2024- Note critiche e appunti di lettura – Enea Roversi vs Giulio Maffii

Premio Bologna in Lettere 2024

Sezione B – Raccolte inedite

 

C’è uno /  sente Majakowskij urlare dal buco della serratura /  la famiglia si disgrega /  si dissolve con lampi di magnesio ed incroci carnali: sono i versi con cui inizia il testo che apre la raccolta di Giulio Maffii intitolata 1 (scritto proprio così, in numero). Più avanti un altro testo inizia con i versi C’è uno / sembra sbiadito dal tungsteno dal peso delle lampade e un altro ancora recita C’è uno / sente per strada parole di chi prova invidia e così via, per ogni testo della raccolta, come una regola matematica applicata sistematicamente.

Ogni testo descrive un uno, un soggetto dai contorni indefiniti, dalle peculiarità sempre diverse: uno che è in realtà tanti, tutti diversi tra loro, ma allo stesso tempo tutti simili tra loro.

Sono, i vari uno raccontati da Maffii, un esercito di uomini spaesati, spesso perdenti, a volte confusi e altre volte semplicemente inguaribili sognatori.

Ognuno di essi compie un’azione oppure esprime un dubbio, una riflessione: qualcosa succede in ogni testo, eppure c’è sempre una sensazione di stasi, di immobilità, quasi come se il soggetto si fermasse, mentre il mondo intorno e con esso l’umanità intera che lo popola, girasse vorticosamente, senza avere la minima intenzione di aspettare che uno possa riprendere il proprio posto, possa riprendere la folle corsa dalla quale per un momento si era estraniato.

Questa costante ripetizione (C’è uno) può rimandare alla celebre poesia Parole povere di Pierluigi Cappello, nella quale ogni strofa inizia con Uno o Una: Uno in piedi, conta gli spiccioli sul palmo, Uno rompe l’aria con il suo grido, Una esce di casa coprendosi un occhio con il palmo, solo per citare alcuni esempi. Anche nei versi di Cappello ci troviamo di fronte a un insieme di situazioni minime tratte dalle esistenze di gente comune, che il poeta fotografa con occhio malinconico, tanto da concludere con questi versi: perché ho soltanto i miei occhi nei vostri / e l’allegria dei vinti e una tristezza grande. Ma io ho in mente un altro rimando, che riguarda non una poesia, ma il testo di una canzone e più precisamente Equivoci amici, canzone che fa parte dell’album Don Giovanni di Lucio Battisti, vero e proprio capolavoro della canzone d’autore italiana. Il testo, scritto da Pasquale Panella è un rutilante insieme di giochi di parole, come del resto tutti i testi scritti da Panella, in cui gli equivoci amici diventano equivoci linguistici ed ecco quindi Uno andò saldato / Uno vive all’estro / Uno s’è spaesato / Uno ha messo plancia oppure questi altri due esempi, che sono tra i miei preferiti: Uno sta invecchiando / Perché è / Un nobile scotch e Uno fa calzoni / Dai risvolti umani. Che cosa può mai accomunare i testi di Pasquale Panella con le poesie di Giulio Maffii? Forse una certa voglia di dissacrare, di non prendersi troppo sul serio, di giocare con le parole e con i segni. Maffii è autore che detesta la seriosità, proprio in quanto poeta e studioso serio e rigoroso: la sua bibliografia sta lì a dimostrarci la serietà e il rigore di cui sopra.

Questa breve raccolta è suddivisa in quattro sezioni: (uno), (gli ignoti), (borghesi) e (credenze): significative le citazioni in esergo all’inizio di ogni sezione, che appartengono a Giuliano Mesa, Adrano Spatola, Luigi Ballerini e Cristina Annino.

Sono in totale trentasette testi: istantanee dal presente, immagini nitide che si alternano ad altre rarefatte, in cui l’essere umano viene ritratto all’interno di microcosmi reali.

Ma quale realtà traspare da queste immagini? Non è forse una realtà fasulla, artefatta, senz’anima, quella nella quale viviamo? Si spiega così lo smarrimento dei personaggi di Maffii, che si muovono all’interno di paesaggi urbani anonimi, pieni di cose inutili, alle prese con una quotidianità sempre più disturbata e disturbante. È per questo che il poeta dice, a proposito di due dei suoi protagonisti: Uno non riesce più a vedersi / differente da come si è visto e Uno si distrae un attimo nel microcosmo quotidiano / giusto quei 30 o 40 anni.

Dunque uno non si vede e l’altro si estranea: sono due piccole entità, probabilmente non si conoscono e non si sono mai visti, probabilmente non c’è correlazione alcuna tra i vari uno che compongono l’universo poetico di Giulio Maffii.

Dove sono ora questi uno? Dove saranno tra un anno o tra dieci anni e come sarà il mondo tra un anno o tra dieci anni? Rimangono tanti dubbi, al termine di questa lettura e questo è un grande pregio per me, convinto come sono che la poesia debba generare dubbi nel lettore.

E Giulio Maffii dove sarà nel futuro prossimo? A me piace pensarlo in riva all’Oceano Atlantico, con una tavola da surf sotto il braccio, a contemplare l’orizzonte.