Premio Bologna in Lettere 2018 – Note critiche – Fabio Michieli su Canzone del padre di Luca Bresciani

Dare voce al dolore proprio e altrui; scovarne l’origine; puntare il dito e forse anche accusare, o assolvere, perché il limite è sottile. E così si corre sulla soglia del limite con le poesie di Luca Bresciani che compongono questa Canzone del padre. Non nuovo alla ricerca di una radice, Luca Bresciani scende in profondità e non risparmia dettagli, perché – segno comune a non poca poesia degli ultimi due decenni – la poesia nulla deve risparmiare per essere realmente proiezione dell’individuo.

Si assiste, perciò, alla deflagrazione di ogni sentire (annunciata sin dal primo testo) che è un diritto di chi scrive; un’esplosione che si fa parola tanto quanto la parola si fa corpo. Si resta perciò, ancora una volta, in territori ben noti della poesia contemporanea. Ma la cifra di Bresciani sposta lo sguardo – come già detto – nei territori non raggiunti dalla luce. È più atra, anche quando la parola sembra leggera. Gioca sui contrasti duramente, quando dura sembra essere la vita messa in campo. I protagonisti sono tutti travolti da un’esistenza che ha presentato un conto enorme; nessuno è risparmiato. Si ha quasi l’impressione che più che la vita, qui si sia messa in scena la morte cercata – almeno in un caso.

E il limite è proprio in questa zona dove gli opposti inscenano una danza, dove i protagonisti si riconoscono in gesti comuni. Non saprei dire se si cerchi un equilibrio, una zona dove poter vivere comunque, perché è questo “si vive comunque” a essere messo in discussione mano a mano si procede nella lettura delle poesie.

Si augura, e di riflesso ci si augura, che tutto finisca per poter finire. Ma si punta il dito contro chi ha fatto di tutto per giungere a ciò.

Colpisce questa “sete” continua di autodistruzione e allo stesso tempo di salvezza, e colpisce maggiormente quando ci si accorge che la sete è la condanna e il segno della distruzione. Ma è pure la stessa ‘sete’ che è urgenza di voler comprendere, conoscere, capire, l’urgenza di allontanarsi per avvicinarsi:

 

La goccia riflette la tua sete

ed è una mappa priva di scale

dove il centro del tuo bicchiere

è a un centimetro dalla mia fine.

 

Quattro versi e un universo. Un universo tanto piccolo quanto lo può essere una goccia, eppure grande da racchiudere principio e fine. (Fabio Michieli)