Premio Bologna in Lettere 2023 – Gianluca Garrapa – Nota critica di Giusi Drago

Premio Bologna in Lettere 2023

Sezione B (Raccolte inedite)

Nota su Gianluca Garrapa

Errori (I)

puntoacapo Editrice [1]

 

 

Gianluca Garrapa delinea in questa raccolta una breve fenomenologia dell’errore, catalogando ed esemplificando errori di vario tipo: errori del caso, errori di scelta, errori del caos, errori d’impaginazione; giunge addirittura a nominare l’errore “assoluto”, quello a cui “la norma è complementare, in nota”.

L’assolutizzarsi dell’errore è esemplificato, nella prima parte del libro, da un’inversione o pervertimento del rapporto nota-testo: ogni testo (o quasi) di questa sezione ha una nota, ma il lettore scopre subito che la nota a piè di pagina costituisce in realtà la matrice, la “norma” del testo, e conserva infatti un’ostinata attitudine semantica, mentre il testo è ormai caduto completamente in balìa dell’errore, della slogatura, dell’inceppo. La redistribuzione casuale delle parole rispetto all’ordine sensato favorisce, nel testo-matrice, un’irruzione del caos.

Presenza di errori ortografici e tipografici, trasmigrazioni e slittamenti di lettere e sillabe, punteggiatura e sintassi impazzita, spazi arbitrari, cancellazioni, innesti di immagini e di parole – tutto questo fa parte di una strategia compositiva ben precisa, definita da Garrapa “trasformazione di errori”. Gli errori mutano l’uno nell’altro, si dislocano, e questo fa sì che non siano più “sbagli” (rispetto a una presunta verità), ma scenari, una sorta di sfondo dell’errore.  

L’autore stesso dichiara: “Non c’è un che di vero in questo lavoro sugli errori o un che di falso”. Non c’è, insomma, tensione al superamento dell’errore in un orizzonte di verità, ma nemmeno una rivendicazione dell’errore come valore alternativo: la scrittura di Garrapa mette l’accento sul gioco di sospensione, cancellatura e vuoto generato dall’errore. Garrapa si arma di una strana mistura di scetticismo e desiderio, è uno scettico desiderante, quindi niente affatto imperturbabile.  Sospende il giudizio, la sua è un’epochè della norma, un procedimento di destrutturazione che lascia vivere e crescere l’errore come parte costitutiva della scrittura. Sdoganamento dell’errore in nome del desiderio.

Dato che l’errore mina la correttezza del codice, ci mette di fronte a uno slittamento o un vuoto di senso (vertigine) e di identità. L’errore delude le attese e quindi disloca il desiderio e l’inconscio da un’altra parte. Il meccanismo si rompe:

Ce un meccanismo che si è rotto
E il ragazzo sta cadendo dal ramo
Perché è una foglia storta e sfortunata

In alcune righe di scrittura continua, senza gli acapo, la rottura del meccanismo testuale, la devianza dal linguaggio standard diventa esondazione fuori dal foglio ed è una sorta di dichiarazione di poetica:

slabbra si dilunga in un fiume come l’ansa di un rigagnolo la pioggia il foglio sembra il limite questo sembra il fine bordo ma dal foglio entro e esco nell’altro mondo in un disegno.

Già Aristotele aveva elaborato la teoria della mescolanza impropria come origine dell’errore, seguendo Platone, per il quale alcune idee sono combinabili fra loro e altre no, e per questo la dialettica sarebbe la scienza delle corrette connessioni fra le idee. Quindi l’errore nasce quando idee che non devono essere connesse sono messe in relazione fra loro e, all’inverso, quando idee che devono entrare in relazione restano isolate. Il prezzo da pagare per chi sbaglia è la mancata conoscenza dell’effettiva trama della realtà. Si rivela qui, come afferma Klaus Heinrich, l’ostilità della filosofia greca alle mescolanze e alle ambivalenze, e la sua tendenza a interdire le mescolanze, compiendo rituali di “purificazione” logica, rituali classificatori e categoriali, che hanno la pretesa di far piazza pulita delle orribili e mostruose mescolanze annidate, per esempio, nel mito. La filosofia vuole stabilizzare il sapere, non ama vivere nell’oscillazione.

Al contrario, nel suo programmatico mettere in pratica l’errore, una scrittura come questa di Garrapa – che si esercita in glitch e interferenze di ogni tipo – ama le mescolanze imprevedibili, la multimedialità, “l’ipercaverna di google”, le connessioni insensate e impreviste. E resta oscillante e meticcia per intima contraddizione con se stessa: questa poesia, infatti, si trova ancora a fare i conti con una spinta lirica piuttosto prepotente, pur se negata e problematizzata attraverso il gioco degli errori, del caso e del caos:

 

così la vita resta / albero sul ciglio dell’abisso / cantabile di resina volatile / salsedine d’asfalto e mandragora d’immensa / tronco diagonale a richiamare schianti / barche rugano effimeri schiumosi / te ne stai lì / a cincischiare il nulla

 

(Giusi Drago)

 

[1] L’opera, aggiudicandosi il primo posto, è stata appena pubblicata da puntoacapo Editrice