Bologna in Lettere 2019 – Appunti, letture, note – Cagnazzo / Rinaldi / Ferri

Valeria Cagnazzo

 

Nell’attesa di un esordio che farà senza dubbio parlare, Cagnazzo si fa registrare come autrice da leggere con attenzione, con serietà e riflessione. La sua è una poesia mai ricreativa e mai realmente circoscritta unicamente al proprio vissuto; è poesia, più che altro, della contingenza, dell’attuale, sempre in allerta su ciò che vivifica la condizione umana – singolare o plurale. Anche attraverso l’eredità della poesia salentina – rimaneggiata e sfornata in altra forma – questo tipo di scrittura si affida al verso lungo, sulle soglie problematiche della prosa in prosa: a confermare che le istanze delle nuove generazioni passano anche da riflessioni estetiche sensate, rifuggendo i marchi di “sperimentale” o “di ricerca”. La scrittura di Cagnazzo sicuramente fa ricerca, sicuramente sperimenta: ma con gli occhi e la vena di chi ha bisogno di dire un oggi con il linguaggio dell’oggi, non con l’impeto stantio di voler re-inventare dal nulla una nuova poesia. Questa è, semplicemente, poesia: ed è nuova. (Andrea Donaera)

 

 

 

Sipontina Debora Rinaldi

 

Con un respiro classico, metodicamente riportato (innalzato) verso le istanze attuali della scrittura poetica, con questa autrice riceviamo una voce fresca, ma mai ingenua – nitida ma mai banalmente immediata. Grazie a un utilizzo del ritmo che alterna molto bene versi spezzati (singhiozzanti) a una fluidità densa e immaginifica, si riesce a percepire subito una poesia nella quale scorre un sangue che è un arcipelago – un apparato testuale fitto di variazioni e moltiplicazioni dei topoi sempre inesausti della tradizione lirica occidentale. (Andrea Donaera)

 

 

 

Arianna Ferri

 

Allestendo una suggestiva e coerente escatologia privata, la poesia di Ferri si costituisce attraverso un procedimento di emissione, espulsione: la vita, traghettata dal corpo, esonda e invade le radici dell’esperienza umana, in un procedere linguistico raffinato e destabilizzante, crudo e, a volte, sapientemente crudele. Ci si ritrova davanti a una poetica già robusta, dotata di una luminosità filosofica e originale, nutrita da immagini assolutamente efficaci e da una costante fuga da qualsiasi appiattimento formale, anche grazie agli scarti di soggettività proposti, in un percorso complesso che si affida anche a interposte persone caproniane. Nell’idea della poesia non soltanto come appunto, ma come messa-in-punto e contrappunto di una condizione generazionale ed esistenziale, Ferri riesce a emergere con totale convinzione tra le voci del panorama attuale. (Andrea Donaera)