Premio Bologna in Lettere 2021 – Giorgio Galli su Francesco Balasso

Bologna in Lettere 2021

Il Festival online

 

 

Premio Bologna in Lettere 2021

Sezione B (Raccolte inedite)

 

 

Francesco Balasso

L’altra ora

 

 

 

Nota critica di Giorgio Galli

 

 

 

 

“Sarebbe bello ritornare / dall’altra parte del vivere”, scrive l’autore. Ma per tutto il corso della raccolta si resta largamente al di qua della vita. Di una vita come tante, puntellata da un senso di ristagno e da un’assenza di prospettive che neppure l’amore riesce a sfatare. Con un verso che arieggia alla prosa e un registro linguistico minimo, Balasso ci conduce attraverso “la storia di un fallito / plurifallito e dispersivo / che tenta di pupazzare / la storia del suo fallimento / raccontando a se stesso / l’idea fallimentare / che il suo fallimento / sia un interessante / fallimento di successo”. Nulla sfugge al disincanto del poeta, nemmeno la luna, che “per campare succhia la luce dalle insegne”,  che “è un palloncino di elio / ti lascia un sole in ombra sopra i tetti / e sul letto sfatto il terrore di gioire”; nemmeno le “poche fioriture / sul basso continuo dell’universo”, e nemmeno l’universo stesso, di cui leggiamo che “torna ad avere un volto familiare / che mi aspetta a casa e mi ripete te l’avevo detto”. Si direbbe che il poeta si sforzi di demolire ogni luogo comune del poetico e di sostituirlo con un’epica dell’impoetico. Allo stesso modo, anche il registro lirico viene svuotato di forma e di senso dalla constatazione cupissima di “quanto è stato perso, quanto buttato via / nell’indifferenziato del cuore”. L’io di questi componimenti si barcamena fra il traffico, lo spritz e le partite di calcio, fra amori stanchi e un desolato senso di solitudine che lo spinge a gridare “in giro non si trova un cristo”. Forse l’unico sentimento che davvero emerge, fra le pieghe amarissime della raccolta, è quello della rabbia. Dov’è allora, la forza poetica di Balasso? È nel fatto che tutto questo cupio dissolvi non esclude l’attesa di una dimensione altra, di un messaggio: “dal cielo nessuna notizia”, scrive, eppure la constatazione stessa di quest’assenza di notizie è segnale di interesse verso un trascendente che non necessariamente si identifica col suo senso religioso. La poesia stessa, pur se pare coltivata alla maniera di un passatempo – perché “più punge la fame / e più si attaccano calamite al frigo” – si manifesta come espressione primaria, grezza di questo sentimento di attesa di un messaggio da un altrove. Le figure umane che si agitano nei versi di Balasso sembrano tuttavia aver perso la capacità di recepirlo. E allora ci accorgiamo che un’aura di pietà si stende sulle scenografie milanesi, sugli spritz, sul traffico e sugli amori tristi che sono la materia prima della raccolta.  E che l’ironia e il minimalismo sono solo un modo come un altro per contrabbandare questa pietà. E ci accorgiamo poi che è radicatissimo in questa poesia un sentimento sbigottito della morte, dal quale sentimento non può che nascere un’apertura metafisica -per quanto esigua e per quanto, forse, inconsapevole. Riesce difficile distinguere il più riuscito dal meno riuscito nella raccolta, perché l’amore e la desolazione, l’orizzonte chiuso e la ricerca di un varco, il poetico e l’impoetico sono linee di forza di un discorso che -come i suoi protagonisti- si regge a malapena in piedi, eppure cerca a ogni istante di salvaguardare un po’ di splendore umano da uno scenario postindustriale che tutto livella nel suo freddo biancore.

 

 

Francesco Balasso (Thiene, 1986) è insegnante, poeta e artista. Redattore di Seven Blog, è co-fondatore del gruppo artistico iiEdizioni, con cui sviluppa progetti poetici e fotografici. Finalista in diversi concorsi nazionali, ha pubblicato alcuni contributi sulla Bottega della poesia – La Repubblica e una silloge poetica su Officina iPoet – Lunario in Versi (LietoColle, 2019). Ha ricevuto una menzione di merito al XXI Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Guido Gozzano” per il manoscritto inedito L’altra ora.