Bologna in Lettere 10th – Ana Pantić – Tickling / Solletico

Bologna in Lettere 10th

International Multidisciplinary Festival

 

Video-Poetry

(a cura di Enzo Campi)

 

 

Ana Pantić

Tickling / Solletico

 

 

 

Ana Pantić – Biography

Born in Belgrade in 1975. Graduated from Belgrade University, Faculty of Philology. Writing poems, short stories, screenplays, and recently has written the first novel. Since 2016 has been performing at many poetry events in Belgrade including slam poetry and spoken word events. Her poems were published in the first Serbian Collection of Slam Poetry “Tebi u lice”. Interested in researching versatile modes of expressing poetry, and believes that poetry video is a challenging form which intertwines literary and visual arts. Also is of the opinion that poetry video could provide poetry much more visible place in public, especially in Serbia, where it is almost unknown.
After leaving an established Belgrade acting studio, she was performing in many theatrical shows all around Serbia as a member of an independent theatre group for about ten years.
Paints and draws when lacks words.

 

 

Director Statement

I believe that poetry is the most essential mode of literary expression and that the video as a powerful means of visual arts with a wide range of experimenting opportunities is its natural companion. Joined, they bring together a unique form empowered by elements from the different art fields. Also, I am positive that poetry film or video is one of the most appropriate art forms of contemporary times.

 

 

 

 

Il videopoema Solletico affronta la questione del tatto in tempi di isolamento. È stato creato durante il blocco di 60 ore, all’ultimo piano di un edificio di 11 piani della Nuova Belgrado, che ha fornito un nuovo contesto alla poesia stessa. Privato del diritto di toccare e sopprimendone il bisogno, il solletico è emerso come un motivo che unisce la resistenza alla voglia di ridere – che altrimenti associamo al piacere e al benessere – e un’intensa sensazione di disagio, la più contraddittoria e forse il più piacevole stato di shock che colpisce il corpo a seguito del contatto. L’autrice sceglie gli esseri viventi a lei accessibili: fiori cresciuti sul balcone e cipolle verdi, fili d’erba e piume, e li usa per fornire uno stimolo sensoriale intensificato per se stessa. Inoltre, sceglie di filmare se stessa, non solo a causa delle restrizioni del lockdown, ma anche per la necessità di esporsi a un ulteriore grado di disagio, ovvero lo sforzo fisico di inquadrare la rappresentazione visiva della poesia. La resa selezionata del poema cerca anche di evidenziare le contraddizioni tra l’era precedente la pandemia e quella nuova che è arrivata con essa. Per questa versione è stata scelta un’improvvisazione, una jam session tenuta in un’atmosfera accogliente a casa di amici, e la prima esibizione congiunta, anche se l’ultima da allora.