International Poetry Review – Dami Ajayi

International Poetry Review

Dami Ajayi

 Cura e Traduzione Elisa Audino

Première video Mercoledì 3 maggio ore 21.30

sul canale youtube di Bologna in Lettere

 

Dami Ajayi, psichiatra, poeta, critico musicale, ha pubblicato Clinical Blues (2014, WriteHouse Collective), A woman’s body is a country (2017, Ouida Books) e nel 2022 Affection & other accidents con Radi8 Ltd. Nato e cresciuto in Nigeria, Dami Ajayi è stato menzionato dall’Associazione dei poeti nigeriani, è apparso su numerose riviste, locali e non, tra cui il Guardian UK, e si è trasferito a Londra nel 2019, perché, diceva in una mia precedente intervista, accennando ai mancati investimenti in sanità, istruzione, «la Nigeria mi stava facendo impazzire. Da allora non sono più tornato».

Le poesie che ha inviato sono entrambe tratte da A woman’s body is a country, che avevo a suo tempo tradotto per L’Estroverso.it. Altre traduzioni successive, dell’ultima raccolta, si trovano invece su Niederngasse.it.

 

Una nota relativa a ‘Su Chibok’, per contestualizzarla:

Nell’aprile del 2014, alcuni membri del gruppo terrorista islamico Boko Haram sono andati in una scuola nello Stato del Borno, in Nigeria, e hanno rapito 276 ragazze. Sono passati quasi nove anni e circa 100 ragazze sono tuttora disperse. E ovviamente potete immaginare cosa significhi per queste ragazze, tutto quello che hanno fatto è desiderare un po’ di istruzione per se stesse. Credo che la cosa più fastidiosa da sopportare sia che per assurdo quando è successo il governo ha cercato di pretendere che non fosse accaduto. E questo è solo uno di quegli episodi di disorientamento seriale che il governo ha messo in atto. Voglio dire…pochi anni dopo, i cittadini stavano protestando a Lagos, hanno sparato su di loro e il governo ha negato che fosse mai successo.

(Elisa Audino)

 

I know what Lagos does to dreams

 

Lagos undresses them slowly like a nubile

without blemish.

 

Lagos clambers by like a crab

with stuttering footsteps.

 

Lagos wriggles past-

entropy in motion.

 

This city is audacious without remorse.

It will leave you spent, hoarse

from frightening memories.

 

Lagos of lurid things.

Lagos of finery.

A palimpsest hurriedly rewritten.

 

Owambe punctuated by one-chances,

a shakedown from a hustle drum

of syncopated Pentecostal rhythms.

 

This vigil won’t part red seas or the lagoon,

this chorus of hallelujahs won’t saunter

beyond eaves.

 

This offering of pittance,

this basket of blood & sweat & tears,

threadbare & tax-free.

 

& heaven is an uptown Lagos residence-

Lekki, disyllabic, sitting in the ocean’s mouth,

daring, suicidal.

 

So cosa fa Lagos ai sogni

 

Lagos li spoglia lentamente come una vergine

senza peccato.

 

Lagos li scala come un granchio

con passi tentennanti.

 

Lagos se li scrolla di dosso-

entropia in movimento.

 

Questa città è audacia senza rimorso.

Ti lascerà esausto, rauco

di terrificanti ricordi.

 

Lagos di cose clamorose.

Lagos elegante.

Un palinsesto riscritto in velocità.

 

Una festa punteggiata di occasioni uniche,

ostaggio dell’assenno dei tamburi

e sincopati ritmi pentecostali.

 

Questa veglia non separerà il mar Rosso o la laguna,

questo coro di Alleluia non arriverà

oltre le grondaie.

 

Quest’offerta di miseria,

questo cesto di sangue & sudore & lacrime,

sovrautilizzato & esentasse.

 

& paradiso è risiedere in una Lagos dai quartieri alti –

Lekki, bisillabica, seduta sulla bocca dell’Oceano,

ardita, suicida.

*****

On Chibok

 

Shekau is singing

I’ve got girls, girls, girls, girls

on CNN with pointed rifles

& trusty aides.

 

He kills in the name

of an anonymous, blameless God

 

The nation runs amok,

the nation has been sabotaged.

They wave a flag of indifference,

then a flag of denial,

then a flag of amnesty,

then a flag of deliberation

in the face of carnage.

 

Strapped suicide bombers die by diffusion

& hope to fuck virgins in heavenly suites.

They shout God is great

but we already know.

 

Buni Yadi to Izghe to Gamburu,

coalescing within the confines

of Lugard’s eternal mistake.

 

Then there was Chibok.

 

Chibok was inevitable, like death itself.

Chibok of yellowy dust, bucolic & sleepy

like an octogenarian’s afternoon.

 

Chibok happened upon Chibok

& the town’s name became its tragedy.

 

Who says hashtags can’t fan revolution?

Catch a fire, my friend.

 

But who keeps the vigil lamp burning?

Who keeps the dreams drumming?

Who sits as sentry at the fish-mouth

of Sambisa?

 

Who waters the placards planted

under Falomo bridge?

 

Who?

Su Chibok

 

Shekau sta cantando

I’ve got girls, girls, girls, girls[1]

alla CNN con fucili puntati

& fedeli aiutanti.

 

Lui uccide in nome

di un anonimo Dio, privo di colpe.

 

La nazione è fuori controllo,

la nazione è stata sabotata.

Prima si sventola una bandiera di indifferenza,

poi una bandiera di negazione,

poi una bandiera di amnistia,

poi una bandiera di deliberazione

alla faccia del massacro.

 

I suicidi con la tracolla esplosiva muoiono per diffusione

& sperando di fottere vergini nelle suites del paradiso.

Gridano che Dio è grande

ma questo noi già lo sappiamo.

 

Da Buni Yadi a Izghe a Gamburu[2],

tutte scomparse una dopo l’altra[3] nei confini

del casino eterno del generale Lugard[4].

 

Poi c’è stata Chibok.

 

Chibok è stata inevitabile, come la morte stessa.

Chibok di polvere gialla, bucolica & sonnambula

come il pomeriggio di un ottuagenario.

 

Chibok è successa dopo Chibok

& il nome della città è diventato la sua tragedia.

 

Chi dice che gli hashtags non facilitano le rivoluzioni[5]?

Hai preso un abbaglio, amico mio.

 

Ma chi tiene ancora viva la fiamma dei lumini?

Chi fa ancora tamburellare i sogni?

Chi sta di vedetta di fronte al muto silenzio

della foresta di Sambisa?

 

Chi disseta i cartelli piantati

sotto il ponte di Falomo?

 

Chi?

 

[1] È una canzone di Jay-Z.

[2] Sono tutti luoghi in cui si sono stati gravi attentati prima di Chibok. A Buni Yadi sono stati uccisi 59 studenti, tutti tra gli 11 e i 18 anni, qualche settimana prima di Chibok.

[3] considerato il significo di Coalesh in programmazione, alternativo a fondere

[4] Militare e governatore della Nigeria con il compito di completare la diffusione dei due protettorati britannici, ha inglobato nelle forze dell’esercito i locali. Personaggio controverso.

[5] L’hashtag #BringBackOurGirls, usato tre milioni e mezzo di volte, ha di fatto favorito i negoziati, permettendo la liberazione di parte delle ragazze, cosa non avvenuta per altri rapimenti. La prima trattativa venne interrotta solo perché il governo nigeriano a un certo punto si rifiutò di trattare.