Colpi di Voce – Le note introduttive – Sonia Caporossi vs Cinzia Marulli

Cinzia Marulli

 

Autobiografia del silenzio è un percorso interiore di indagine del rimosso che sottintende una presa di coscienza autosalvifica di ciò che di indelebilmente maculato permane sulla superficie solo apparentemente intonsa dell’anima, in una screziatura deturpante del vissuto quotidiano privo di una prospettiva finalistica dell’esistenza. La violenza devastante dello stupro, che deflora con l’imene insanguinato anche l’anima, si fa inevitabilmente largo tra le pieghe di una memoria di carne, che ritrova solo alla fine di un percorso interiore durato decenni il senso di quel male durevole, che ha agito come prova di resistenza su una vita afflitta dall’innocenza perduta: perdita, questa, da rielaborare come un lutto irrimediabile. Eppure, la consapevolezza della condizione dell’esilio dalla propria legittima ingenuità deve ben presto attenersi all’estrema verità di un assunto pesantissimo, in base al quale “non si torna mai all’innocenza, non solo se si è scoperto di essere colpevoli, ma anche se si è scoperto di essere innocenti” (Emilio Garroni). La bambina, una volta cresciuta e divenuta adulta, deve, quindi, necessariamente fronteggiare l’orco cattivo come nella più banale delle favole, in una rinnovata definizione letteraria della banalità del male, crudeltà antica e sommersa nel ricordo che si riproduce come un mitocondrio, centro di propulsione devastante destinato a perpetrare la violazione quotidiana del proprio diritto infantile all’autopreservazione. Tuttavia, se con Bronfenbrenner lo sviluppo dell’autocoscienza sorge da una condizione di adattamento al circostante, fondamentale è allora il contesto di amore e protezione che deriva dall’ambiente. La letteratura, e in particolare la poesia, in questo senso, si fanno luogo incubatore di rinascita, consentono il recupero di una dimensione catartica in cui rifugiarsi quando il dolore diviene talmente atroce da risultare inconfessabile. Ecco, così, che la poesia traumatica di Cinzia Marulli, dopo un’intera vita di rimozione e di silenzi, si fa Münchaunsen di sé stessa: prendendosi per i capelli, la poetessa, in questo libro, si tira fuori dalle sabbie mobili dell’autosvilimento. Ma, se con Bouchard, natura e cultura non sono scindibili in contestualizzazioni nettamente contrapposte, bensì cooperano alla costruzione compiuta di un individuo dotato di sanità mentale e autodeterminazione morale, allora, tra poesia e accadimento, chi o che cosa salva chi? (Sonia Caporossi)