Premio Bologna in Lettere 2019 – Le note critiche – Andrea Sciuto / Francesca Serragnoli

Premio Bologna in Lettere 2019

Sezione B (Raccolte inedite)

Andrea SciutoEroine

Finalista

 

 

La raccolta si presenta con un titolo ambiguo che rimanda, forse più velocemente che al suo reale significato, a quello di stupefacenti, droghe. Non è un caso che tale fraintendimento conduca subito ad una prima e generica osservazione su una possibile vocazione della raccolta, vale a dire quella del recupero della storia.

“La storia ci travolge”, esclama uno dei versi contenuti nel terzo dei testi dedicati alle eroine della storia e del mito classico e moderno. Una riflessione immediata potrebbe esclamare l’esatto contrario: la storia non ci travolge più e il termine appunto “Eroine” ci lascia quasi in balia di qualcosa di lontano, sterile di significati, posato sotto vetri museali.

Lo stile inevitabilmente narrativo delle liriche, invece, invita a un confronto con alcune protagoniste della storia vicina e lontana. La scelta che va da Saffo a Olivia di Braccio di Ferro, a Frida Khalo, dovrebbe condurre a ritrovare il criterio personale della scelta compiuta dall’autore. Tuttavia occorrerebbe soffermarsi su ogni profilo e occorrerebbe inoltre conoscere le eventuali altre interpretazioni che connotano ogni biografia e ogni analisi critica per orientarsi nel percorso proposto. L’aprirsi di ogni testo verso queste enormi prospettive di ricerca donano alla raccolta un interessante spessore. Anche se spesso, di fronte a tale prospettiva, si preferisce constatare la morte di un mito, la mancanza di vitalità. Non sempre, appunto, si cerca di approfondire. Occorre, prima di tutto, cultura classica per afferrare elementi e riprese del poeta. Ma non ci sono dubbi che, dove manchino i riferimenti e le adeguate conoscenze, molti di questi testi suggeriscano di indagare cosa abbiano di tanto evocativo e mistico quei nomi sepolti e ancora così invadenti, la cui eternità, sorella della vera poesia, non è schiacciata da episodiche ere postmoderne. Non riescono a morire e la poesia ne tiene conto.

Per la poesia forse, fare i conti con la storia equivale a scommettere su una sconfitta. Si tratta di eroine sfinite, smontate e rimontate nei libri o nella critica dove, a volte, il cursore, non sentendo più alcun battito vitale, ne ha decretato la morte, oppure ne ha ripreso frammenti di vita da riciclare in termini psicanalitici o modernizzanti.

Che siano o meno eroine, personaggi appariscenti e protagonisti, o droghe che ci forniscono una immediata chiusura con il presente, questo è un dramma vivibile in entrambe le direzioni e che non ammette alibi. (Francesca Serragnoli)