Premio Bologna in Lettere 2019 – Eugenio Lucrezi- Nota critica di Enea Roversi

Le note critiche agli autori che hanno ricevuto il Premio speciale del Presidente delle giurie alla V edizione del Premio Bologna in Lettere: Eugenio Lucrezi

 

 

 

Frequenze infrequentabili

 

 

L’arte come gioco e sperimentazione, la poesia come crocevia di conoscenze, luogo di contaminazione con altre forme espressive: pittura come musica recita non a caso un verso di questa silloge.

Le Frequenze infrequentabili di Eugenio Lucrezi sono queste e molte altre cose insieme: nascono dalle molteplici e articolate frequentazioni (il bisticcio è voluto) che lo stesso ha avuto e continua ad avere nella sua vita di artista abituato a muoversi tra varie discipline.

Le frequenze appaiono e si rivelano dunque sotto forma di suoni, visioni, interferenze e vanno a comporre un quadro multiforme dalle tinte forti.

I riferimenti sono numerosi: quelli letterari vanno dalla Commedia dantesca a Giacomo Leopardi, da Thomas Bernhard a Philip Roth e a Tommaso Landolfi, mentre per la pittura si parte da artisti dei secoli passati quali Bronzino e Turner per arrivare al contemporaneo Luigi Ontani.

Ma è dalla musica che Lucrezi attinge a piene mani, spaziando dal prog-rock al jazz, dalla contemporanea al post-punk ed ecco quindi palesarsi i King Crimson e Bob Dylan, Sylvano Bussotti e John Cage, i Clash e i Mescaleros (entrambi nel segno dell’indimenticabile Joe Strummer).

Ci sono poi tracce musicali meno esplicite, ma non meno significative: come si possono interpretare i versi Angeli acustici s’inarcano nei cieli, / over the rainbow disegnano blue notes se non (anche) come un contestuale omaggio alla Judy  Garland del Mago di Oz e alla gloriosa etichetta discografica Blue Note?

È, quello di Lucrezi per la musica, un amore travolgente e pubblicamente dichiarato: nelle note che precedono la silloge si autodefinisce un abitatore del folk, del blues e del jazz, mentre nelle note in appendice afferma che questo è un libro sonoro, ancorché muto.

Sono proprio i suoni a fare da filo conduttore a Frequenze infrequentabili: li ritroviamo evocati, richiamati nei vari aspetti in cui essi si manifestano.

Che i suoni prendano forma di melodia (La melodia trafitta è trapassata / quale annuncio del giorno, e del mattino.) oppure di miagolio, di noise, di scoppio o di vibrazione, poco importa: Lucrezi li ascolta con attenzione, li raccoglie e li descrive, servendosene per il proprio viaggio di studi all’interno dell’essere umano, in una vera e propria indagine poetico-antropologica.

La lingua poetica di Lucrezi è ricca e articolata: troviamo infatti l’uso della lingua inglese (nei testi A blue comedy, Springfood, Cieli, Fluxus) e del latino (in Distinguere tenebra da tenebra e Dos almas) che a volte caratterizzano interamente il testo e altre volte sono mescolate all’italiano, dando vita a un curioso e stimolante melting pot linguistico.

Sono frequenti nelle Frequenze (bisticcio voluto pure qui) i giochi di parole, le assonanze e le allitterazioni: lo scampo allontanandosi scampana oppure morta la morte e morta la rimorte o ancora Feci da me e feci autodafé.

Non si tratta di astuti espedienti e neppure di sterili calembour inseriti qua e là per colpire subdolamente il lettore, ma questi giochi letterari sono invece parte essenziale della scrittura di Lucrezi, contribuiscono a costituirne l’ossatura portante.

L’effetto è a volte spiazzante, altre volte dirompente: la parola arriva comunque a segno e così pure il suono.

Se dovessimo collegare una visione a corredo di parola e suono potremmo cercare nella filmografia di David Lynch o di Werner Herzog, ma anche (perché no) in quella di Ciprì e Maresco.

Nella sua più recente raccolta pubblicata, Bamboo Blues (Nottetempo, 2018), Lucrezi nella poesia intitolata Magnificenza scrive:  È incredibile / che esistano frequenze compatibili.

Ecco dunque apparire le frequenze, ma non solo.

In Bamboo Blues il lettore può ritrovare le assonanze, le allitterazioni, i giochi di parole di cui si accennava sopra.

Si prendano ad esempio versi quali la statua statura oppure Mi fai male e rimale o ancora Nube. Nubesco.

Anche qui, come nelle Frequenze, troviamo numerosi riferimenti, tra i quali: Pina Bausch, Pontormo, le sorelle Brontë (più il loro fratello), Rigoni Stern e Zanzotto (omaggiati insieme nella stessa poesia) e poi David Bowie, Amelia Rosselli, Octavio Paz, Flannery O’ Connor.

Dunque c’è in Lucrezi, pur con evidenti differenze, una continuità tra le Frequenze e i testi precedenti.

Frequenze infrequentabili è una silloge ricca di sfaccettature: vi si trovano l’ironia salace e un po’ sorniona tipicamente napoletana, con accenti eduardiani, unita a un certo gusto per l’eccesso che si potrebbe definire di stampo rabelesiano, ma anche e soprattutto il lucido disincanto di un intellettuale attento al mondo che lo circonda e alle frequenze che da esso giungono. (Enea Roversi)