Premio Bologna in Lettere 2020 – Nota critica di Enea Roversi a En l’an 2000 (e altri poemetti) di Carlo Tosetti

Premio Bologna in Lettere 2020

Le note critiche agli autori segnalati della Sezione B (Raccolte inedite)

Carlo Tosetti, En l’an 2000 (e altri poemetti)

 

 

Credo di non fare alcun torto a Carlo Tosetti se lo definisco un autentico artigiano della poesia, laddove, sia chiaro, l’artigianalità non deve essere intesa come un parente povero dell’arte, né tanto meno come un blando surrogato, ma al contrario come capacità artistica espressa con sincerità.

Tosetti è infatti un autore che compone i propri versi come certi artigiani costruiscono i loro pezzi: cesellando, curando ogni dettaglio, mettendo in campo il proprio bagaglio di esperienza e conoscenza, con lo sguardo attento sulle cose che lo circondano, ma sempre rivolto, con rispetto e senza pentimenti, al passato e alla tradizione.

Anche in questa breve raccolta, le peculiarità del lavoro poetico di Tosetti sono confermate.

En l’an 2000 (e altri poemetti) si compone di quattro brevi sillogi: La sveglia, Poesie per Morry (2004-2019), Matricària e infine En l’an 2000.

Nella prima Tosetti, partendo da un oggetto-simbolo del quotidiano quale può essere per l’appunto una sveglia, gioca sul filo dei ricordi (Le sveglie meccaniche / – dal trillo che lacera / l’ovatta, l’infingardo – / portavano lancette / pitturate di radio;) dove i ricordi arrivano a toccare la sfera familiare (Mia nonna possedeva / l’esemplare di vetro, / d’un verde diafano e muta).

Ritroviamo qui lo stesso amore per gli oggetti dimenticati, descritti con affetto e con quel certo gusto gozzaniano che non guasta, che avevamo già avuto modo di apprezzare nella raccolta Wunderkammer (Pietre Vive, 2016), con la quale Tosetti si era fatto notare nell’ambiente poetico.

In Poesie per Morry (2004-2019) il poeta dedica i propri versi all’amato gatto vissuto per quindici anni e morto nel 2019 dopo breve malattia, descritto qui con dovizia di aggettivi, per cui Morry è di volta in volta sacrilego, scettico, circospetto, giovane, maturo, lascivo, peculiare, morbido, malfermo, per quella che alla fine si dimostra essere una tenera e toccante dichiarazione d’amore.

In Matricària  è la natura, che può essere madre, ma anche matrigna, al centro dell’osservazione tosettiana, ma emerge anche la figura materna: madre natura e madre in simbiotica e suggestiva associazione: Non mi comprasti / mai l’azzurre gemme / e nemmeno l’ippocampo, oppure Il puntiglio col quale / scortichi maestra / l’asparago selvatico,o ancora Dicono, madri, / che i figli vostri sbrigliati / nel tempo vanno all’abbuiare.

Tosetti si serve, in questa sezione della raccolta, di un linguaggio più complesso di quello che è solito adoperare: l’osservazione della natura si sviluppa così attraverso rivoli umidi e cavità sotterranee, in cui gli elementi affiorano attraverso definizioni di parole intricate, quasi graffiti rupestri da decodificare.

Per concludere ecco  En l’an 2000, la silloge che dà il titolo all’intera raccolta: lo spunto arriva da una serie di illustrazioni realizzate tra il 1899 e il 1910 dall’artista francese Jean-Marc Côté, in cui lo stesso immaginava come sarebbe stata la vita nell’anno 2000.

Qui la vena creativa di Tosetti si esprime a briglia sciolta: il poeta ci regala immagini di oggetti straordinari, balene usate come mezzi di trasporto, cacciatori volanti, mirabolanti macchinari, giganteschi ippocampi, in un caleidoscopico e turbinoso susseguirsi di vere e proprie illustrazioni in versi di un futuro immaginato e irrealizzato.

A esempio di quanto sopra detto, si prendano questi versi con i quali si conclude il secondo testo della silloge: Domiamo il capodoglio, / sia vagone che viaggi sotto i mari. Oppure  questi altri, con i quali inizia il testo indicato con il numero VI: Scoveremo entro quattro leghe sotto / i mari gl’ippocampi giganteschi, / sellati correranno con fantini / anfibi, sugli spalti spettatori.

È un po’ come se Tosetti avesse riaperto quella Wunderkammer a lui tanto cara, facendoci conoscere il suo catalogo aggiornato di meraviglie nascoste.

Potremmo dire che il filo conduttore delle quattro sillogi, all’apparenza senza un comune denominatore, sia lo scorrere del tempo, visto attraverso il cristallo del ricordo.

È il tempo vissuto e ricordato con intensità ed emozione, ma è anche il tempo immaginato: sono il passato che rivive e insieme il futuro pensato e irrealizzato, il tutto visto attraverso la lente d’ingrandimento di Tosetti.

Possiamo quindi identificare in questa scrittura la lente d’ingrandimento dell’artigiano, il quale, dopo aver attentamente osservato, assembla i propri oggetti con estro e pazienza, con umiltà e competenza: tutte caratteristiche che non fanno certo male in poesia, anzi (Enea Roversi).