Premio Bologna in Lettere 2018 – Note critiche – Francesca Del Moro su La famiglia transessuale di Giovanna Cristina Vivinetto

Giovanna Cristina Vivinetto La famiglia transessuale

 

 

Le tre poesie qui presentate affrontano il tema della transizione verso una nuova identità di genere non in quanto agita da chi la compie in prima persona ma attraverso la percezione degli altri, in questo caso i familiari. La complessità e il dolore sottesi a un simile percorso vengono qui esplorati in quello che potremmo definire una sorta di trittico familiare, comprendente i ritratti del padre, la madre e il fratello. La scelta di rappresentare i membri della famiglia in tre poesie distinte, che non entrano in dialogo l’una con l’altra e in cui nessuno di essi è mai citato se non nei versi a lui espressamente dedicati è indice della solitudine in cui ciascuno vive il proprio percorso di accettazione, gestendo i propri conflitti. Ognuna di queste persone si trova sola a fare i conti con il tumulto dei propri sentimenti, con i propri pregiudizi, in definitiva con lo shock che un simile cambiamento comporta nella vita di tutti. Un cambiamento che è insieme dono e perdita, in quanto porta una figlia, una sorella ma al tempo stesso sottrae un figlio, un fratello. Una situazione che può essere di difficile comprensione per chi tra noi non ha familiarità con un simile vissuto, ma Giovanna ci aiuta a capire offrendoci uno spettro di reazioni che potrebbero coincidere con le nostre. Degni di nota sono la misura, l’equilibrio, lo sguardo quasi distaccato che emerge da questi versi dai quali è espunta qualsiasi forma di condanna o di riprovazione, che in particolare potrebbe colpire l’atteggiamento del padre. Il suo personale conflitto sta infatti nella necessità di superare i pregiudizi, sintetizzati nelle parole “al padre non erano mai piaciute / le mezze femmine, quei travestiti / che non erano né carne né pesce”. Ma a spiccare in questa poesia, tra le paure di un genitore che teme ci sia qualche incongruenza nel figlio, tra i luoghi comuni, è l’amore che riesce a essere più forte: “i primi anni amò senza dubitare” e ancora “il suo amore vacillò solo qualche giorno”. Il cuore è più veloce della mente e se ci vogliono due anni per imparare il nuovo nome, per amare il figlio nuovo bastano pochi giorni. L’amore alla fine ha la meglio sul pregiudizio ma la vittoria resta sofferta, perché in fondo allo sguardo rimane il dolore, appena velato. Anche la madre, come si dice espressamente al quarto verso della poesia a lei dedicata, vive un trauma ma apparentemente più lieve: alla radice del suo conflitto non vi sono pregiudizi di sorta ma l’entusiasmo per la nuova figlia “accaduta all’improvviso” non può farle dimenticare la perdita del figlio. Mentre nella poesia dedicata al padre la transizione viene vissuta come un cambiamento, come la trasformazione di qualcuno, qui figlio e figlia sono percepite come due persone diverse che si avvicendano nella casa e la gioia per l’una non riesce a compensare il dolore per l’altro. Le reazioni della madre sono più intense rispetto a quelle del padre: mentre lui serba il dolore dentro di sé, lei si abbandona alla frenesia di cercare il ragazzo che non c’è più e ne segue febbrilmente le tracce nelle stanze. Ma “come se l’amore non avesse mai esitato”, alla fine si calma. E anche qui è l’amore a imporsi, un amore forte che pur non cancellando la sofferenza, non pacificando del tutto le emozioni contrastanti, è la chiave per accogliere la figlia nata dal figlio perduto. Anche se in questi versi chi ha vissuto la transizione non parla della propria esperienza, si intuisce comunque che avverte il calore di una famiglia vicina e affettuosa, nonostante le difficoltà. Si ritrova stretta in un cerchio di affetti che qui si conclude con i versi dedicati al fratello, il quale riunisce in sé, seppur in maniera più attenuata, gli atteggiamenti del padre e della madre. Come il padre, infatti, soffre del pregiudizio, che in questo caso non è il suo ma è lo stigma sociale che viene dall’esterno: la scuola, gli amici. E come la madre, cerca svegliandosi la notte il compagno di giochi di un tempo. Questa poesia si differenzia dalle altre soprattutto in termini ritmici, scandita com’è da un susseguirsi di domande che mettono a fuoco questo terzo conflitto: il fratello si interroga su quanto è accaduto ma non riesce a darsi risposte soddisfacenti, e quindi si adegua al dolore rinunciando a comprenderlo. Qui non si parla direttamente di amore, ma lo si percepisce in trasparenza nelle parole “importanza di quel che provava nel cuore”. Se nei versi dedicati ai genitori a prevalere è la rassegnazione, il disporsi a vivere la nuova situazione, il fratello continua a metterla in questione, forse perché è a sua volta alla ricerca di una propria identità che al momento fa ancora i conti con il giudizio degli altri. (Francesca Del Moro)