Premio Bologna in Lettere 2022 – Marco Simonelli – Nota critica di Sonia Caporossi

PREMIO BOLOGNA IN LETTERE

VIII edizione 2022

SEZIONE A 

(Opere edite)

 

La giuria formata da

Daniele Barbieri, Enzo Campi, Sonia Caporossi,

Laura Liberale, Marilena Renda, Enea Roversi

conferisce una segnalazione di merito a

Marco Simonelli

per l’opera

Litania nervosa (Valigie Rosse edizioni)

 

 

 

 

La Litania Nervosa di Marco Simonelli come modus formale del dolore

 

Umore affranto, assenza di piacere, abulia, perdita o aumento di peso e di appetito, insonnia o eccesso di sonno, senso di affaticamento, agitazione, rallentamento psichico e motorio, mancanza di concentrazione, sentimenti di autosvalutazione continui, ideazioni e tentativi suicidi: questi i sintomi principali della depressione, fenomenologizzati compiutamente nell’ultimo libro di Marco Simonelli, insieme ai risvolti della psicoterapia, della farmacoterapia, dell’abbattimento periodico e dell’up-and-down tipici del nosos in questione. Date queste premesse contenutistiche, sarebbe stato troppo facile ridurre la materia in oggetto a lamento querulo, a noiosa spectatio doloris. Invece la depressione, per Marco Simonelli, si dà come momento riflessivo ridondante di ironia tragica e humour malade, aggirando la troppo facile pretesa del prendersi troppo sul serio e qualsivoglia intento pretestuale all’autocommiserazione (che non si manifesta né nell’Auctor né tentomeno nell’Agens). Simonelli prende la chose svevianamente, nella consapevolezza che la malattia è dimensione di reale sanità laddove venga ridotta alla dimensione genuina e salvifica della consapevolezza, del gnothi se autòn, dell’indagine non imbarazzata dalla semplice celia, dal comicismo fine a sé stesso; se viene, insomma, avvolta caldamente nella percezione profonda del baratro, del confine indecidibile che divide criticamente salvezza e perdizione, vita e morte, cura di sé e autoriflesso allo specchio.

Per ottenere quest’effetto, Simonelli riconduce la malattia mentale ad una vera e facta normalizzazione del materiale poetico; e proprio in virtù di questa normalizzazione, l’argomento ne esce denudato da qualsivoglia ipocrisia, riconfermato e rafforzato nella propria istanza comunicativa e nella propria vestizione formalmente artistica. Ne coadiuvano infatti l’espressione concettuale una serie di elementi formali decisamente dotati di funzione significante: fin dalla prima sezione del libro, quella composta da prosecuzioni di rimandi citazionisti di poeti dell’Ottocento e del Novecento letterario che si sviluppano intorno al libero fluire di pensieri oppressivi, troviamo infatti l’endecasillabo regolare, lavorato intorno alla struttura strofica dell’ottava a rima alternata; la seconda sezione presenta quartine con schema ABAB; nella terza sezione, si prosegue con strofe in endecasillabi a rima alternata con gli ultimi due versi a rima baciata; nella quarta, infine, troviamo veri e propri sonetti. A chiudere, un rimando poetico a Michelangelo ispirato da O notte, o dolce tempo benché nero e due quartine a fungere da incipit ed explicit di un libro che, contestualmente, potrebbe classificarsi nell’ordine delle istanze neometriche le quali ultimamente stanno tornando alla ribalta, ma che detiene autonomia semantica e di significante, aggirandosi piuttosto intorno alla volontà di rendere la forma vero fulcro del contenuto, piegando l’aspetto tecnico del versificare al servitium honoris di una scrittura che tenta di dire in un ennesimo modo altro il dolore, ovvero ciò che da secoli viene in poesia già enucleato all’interno della congerie restrittiva della poesia soggettiva e d’occasione. La genialata, in Simonelli, consiste proprio nella scoperta dell’acqua calda, ovvero del fatto che si può dire il dolore in un altro modo proprio dicendolo in un modo già detto e già fatto, solamente spostando il figurale di segno, avanzando in terra vergine col lume dell’Eremita che, per guardare avanti, illumina il passato e lo sussume sul groppone come fagotto e bagaglio il cui peso di valore pregnante è la significanza attraverso il modo e l’attributo che il cammino stesso del viandante-poeta via via offre parandoglisi di fronte. Simonelli, in questo senso, sembra aver compreso benissimo che il contenuto in poesia non si dà tanto in se stesso, quanto passandolo al setaccio della forma che si sceglie come medium privilegiato per dire ciò che si vuole dire; in definitiva, egli sembra ammonirci seriamente circa il fatto che non sia il contenuto a determinare la poesia, ma il modus che l’autore sceglie per formarlo (Sonia Caporossi)