International Poetry Review – Sekiguchi Ryōko

Bologna in Lettere 2023

International Poetry Review

Sekiguchi Ryōko

Cura e traduzione Karine Marcelle Arneodo

Première video Martedì 2 maggio ore 20.30

sul canale youtube di Bologna in Lettere

“La traduttrice ringrazia Sekiguchi Ryôko per la sua fiducia e Luciana Rogozinski per il suo attento lavoro di rilettura.”

 

 

Poetessa, scrittrice, traduttrice e giornalista, Sekiguchi Ryôko è nata a Tokyo nel 1970. Comincia a scrivere in tenera età e, studente liceale, viene laureata dalla 26esima edizione del prestigioso Premio dei quaderni di poesia contemporanea (Gendaishi techô shô). Durante i suoi studi universitari sceglie di specializzarsi in lingua francese il che la porterà a vivere a tratti in Francia studiando anche Storia dell’Arte in Sorbonne. Nel 1996 ottiene all’università di Tokio un dottorato in Letteratura comparata e Studi culturali. A partire dal 1997 si stabilisce a Parigi e comincia, in parallelo alla sua attività di poeta in lingua giapponese, a auto-tradursi in francese. Nel 2001 esce la raccolta Calque [Calco] aux Éditions POL in quello che viene definito dalla poetessa stessa una “versione francese” per l’intento peculiare di non andare a “lavorare in profondità” il testo originale ma di “osare rimanere in superficie” all’immagine del testo giapponese. Questo metodo verrà utilizzato con grande sapienza e raffinatezza nei testi che conosceranno doppia versioni, tra cui il meraviglioso poema narrativo intitolato Futatsu no ichiba, futatabi (Deux marchés, de nouveau) [Due mercati, di nuovo], del 2001 nella sua versione giapponese, e del 2005 nella sua versione francese. Da una quindicina d’anni Sekiguchi Ryôko ha interrotto il processo della sua scrittura poetica per dedicarsi a un lavoro di riflessioni culturali di altissimo rigore spesso incentrato (ma non esclusivamente) sulle culture culinarie giapponesi o di altri paesi. A traversi l’analisi dello spettro lessicale di un termine specifico, è solita ritrarre un paesaggio sociologico che permette di cogliere le più intime sfumature di una cultura come avviene per il Giappone nell’ormai famosa opera “Nagori: la nostalgia della stagione che ci ha appena lasciato” che è stato recentemente tradotta in italiano per le edizioni Einaudi (2022). Dal 2021, dirige presso le Edizioni Philippe Picquier la collana “Banquet” che raduna opere giapponesi inedite che hanno per tema il cibo e la cucina. Sekiguchi Ryôko è anche una traduttrice afferrata che opera in più lingue. Ha tradotto grandi autori, tra cui, Simone de Beauvoir, Patrick Chamoiseau, Jean Echenoz, Michel Houellebecq, Atiq Rahim e Yoshimasu Gôzô, e predilige anche la traduzione di manga. Ha ricevuto numerose consacrazioni, tra cui, il Grande premio della traduzione in Giappone nel 2016 per Solibo magnifique di Pactrick Chamoiseau. Nel 2012 riceve l’assegnazione all’Ordine delle Arti e delle Lettere [Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres].

osservazioni/vapore (nella versione giapponese jôki no kansatsu) qui presentato fa parte di un piccolo libretto intitolato Études vapeur suivi de Série Grenade pubblicato nel 2008 presso le Edizioni Le Bleu du ciel. Nella sua versione completa il poema è preceduto da un passo dell’articolo sul “colore” dell’Encyclopédie di Diderot et d’Alembert. L’argomento sviluppato è l’osservazione delle variazioni degli “umori” dell’aria e dell’acqua durante una giornata estiva in uno patio dell’Alhambra nella città andalusa di Granada. Scandito in 4 tempi (2 mattinali e 2 pomeridiani) divisi in due da una pausa riflessiva sulla natura stessa del visibile, il poema insegue la trasmutazione delle vibrazioni della luce dovute al caldo che rende fantasmagorica ogni presenza al mondo. L’impersonalità dello sguardo dell’attento osservatore concede di annotare con limpidezza e un certo distacco tutte le infime variazioni in un modo astratto come fossero fenomeni energetici quasi alieni. Tuttavia, in questo esercizio estetizzante, si riverberano comunque discrete gradazioni emotive che sfociano in fase conclusiva del poema in una messa in discussione del senso dell’arte attraverso il suo processo di “prononciation” (pronuncia) o “oralizzazione” del segno.