Bologna in Lettere 2021 – Albeiro Montoya Guiral

Bologna in Lettere 2021

South American Poetry Review

a cura di Marisol Bohórquez Godoy

 

 

Albeiro Montoya Guiral

(traduzioni di Marisol Bohórquez Godoy)

 

 

 

 

 

Poesie tratte dalla raccolta Una vida en una noche (2018)

 

 

El verano

 

 

La tierra es un perro amarillo

que duerme a la sombra de un naranjo.

Las mujeres le llevan agua robada

en la noche de un secreto yacimiento,

pero él, indiferente, duerme el sueño del sopor.

 

Un pájaro de luto vuela en círculo

mientras lo espera ver morir.

 

Si yo no fuera niño

saldría de esta humedad donde me enterraron

para espantarle las moscas,

para espantarle la muerte al verano.

 

 

L’estate

 

 

La terra è un cane giallo

che dorme all’ombra di un arancio.

Le donne gli portano acqua rubata

nella notte da una sorgente segreta

ma lui, indifferente, dorme il sonno dei bambini.

 

Un uccello in lutto vola in cerchio

in attesa di vederlo morire.

 

Se non fossi un bambino

uscirei da questa umidità dove mi hanno seppellito

per spaventare le mosche,

per spaventare la morte d’estate.

 

 

 

Eres hijo de ti mismo y te muerdes

 

 

Padre, tu único hijo ha muerto

para que mis manos nazcan,

tu único silencio fue invadido

por guaduales y lámparas.

Tristes caballos miran la llovizna

de la infancia caer en la ciudad lejana.

 

Eres padre de ti mismo, infortunio.

Eres hijo de ti mismo y te muerdes.

Padre, tu único hijo ha muerto

y está habitando los zapatos del olvido.

 

 

Sei figlio di te stesso e ti mordi

 

 

Padre, il tuo unico figlio è morto

per dare vita alle mie mani,

il tuo unico silenzio è stato invaso

da piantagioni di bambù e da lampade.

Tristi cavalli guardano la pioggia

dell’infanzia cadere sulla città lontana.

 

Sei padre di te stesso, disgrazia.

Sei figlio di te stesso e ti mordi.

Padre, il tuo unico figlio è morto

e abita nelle scarpe dell’oblio.

 

 

Herida oscura

 

 

Voy a dormir mientras regresas de la infancia,

abuelo, piedra inmemorial, jinete nocturno.          

Escucharé tu pulso en mi sangre,

los perros vendrán a lamer mi sueño, herida oscura,

confundiéndome contigo.

¿Olvidé el camino a casa

o era solo una invención de la memoria?

Quise regresar pero preferí el olvido,

mas no el de tu nombre.

Pero no el de tus manos en mis sienes

como en las de un animal de monte.

Voy a esperar la muerte tendido a la sombra de un árbol

tan viejo como tu palabra.

Recuerda: nada cantará.

Expulsé de mis versos todo cuanto vuele.

Solo acepto las raíces, las manos largas de la tierra,

sus caricias enredadas en mi cuerpo.

 

Voy a dormir mientras regresas de la infancia.

No importa quiénes mueran entretanto.

Estoy más muerto que los muertos.

 

 

Ferita oscura

 

 

Vado a dormire mentre torni dall’infanzia,

nonno, pietra immemorabile, cavaliere notturno.

Ascolterò il tuo polso nel mio sangue,

i cani verranno a leccare il mio sonno, ferita oscura,

confondendomi con te.

Ho dimenticato la strada di casa

o era solo un’invenzione della memoria?

Volevo tornare, ma ho preferito l’oblio,

ma non quello del tuo nome.

Non quello delle tue mani sulle mie tempie

come su un animale di montagna.

Aspetterò la morte sdraiato all’ombra di un albero

vecchio quanto la tua parola.

Ricorda: nulla canterà.

Ho espulso dai miei versi tutto ciò che vola.

Accetto solo le radici, le lunghe mani della terra,

le sue carezze impigliate nel mio corpo.

 

Dormirò mentre ritorni dall’infanzia.

Non importa chi muore nel frattempo.

Sono più morto dei morti.

 

 

 

Leña verde

 

 

Atávicas manos de mujer

deseadas por el fuego

Hipnotizados por la canción del humo

imperceptibles ángeles escriben

el epitafio de su colmena

El gato busca con timidez

un fragmento de sí mismo en el fogón

Un soplo lunar inició la candela

la sangre de la tierra fue su combustible

No arde el dolor como la leña verde y húmeda

Atávicas manos de mujer

deseadas por el llanto

           

 

Legna verde

 

 

Ataviche mani di donna

desiderate dal fuoco

Ipnotizzate dal canto del fumo

impercettibili angeli scrivono

l’epitaffio del loro alveare

Il gatto cerca timido

un frammento di sé stesso nel focolare

Un soffio lunare ha acceso la candela

il sangue della terra è stato il suo combustibile

Il dolore non brucia come la legna verde e bagnata

Ataviche mani di donna

desiderate dal pianto

 

 

 

Poesie tratte dalla raccolta Celebraciones (Casa de Asterión, 2017)

 

 

Palabras

 

 

Escucho pasar el río de las palabras

a la orilla de esta noche tranquila

 

Una voz antigua me habla desde la corriente

de astromelias y cafetales

 

Ya no hay rostros dormidos en el agua

No baja ya el río malas noticias

con la boca abierta llena de ceniza

 

Rumor de la noche

palabras del páramo que oigo

acostado en el pasto encendido del presente

Mi voz un día va a correr hacia el mar en tu frenesí

Hombres y mujeres

silenciosos animales de otros caminos

van a beber un día de esta tranquila noche

sin el ruido de la guerra

 

 

Parole

 

 

Ascolto passare il fiume delle parole

sulla riva di questa notte tranquilla

 

Una voce antica mi parla dal ruscello

di astromelie e piantagioni di caffè

 

Non ci sono più volti addormentati nell’acqua

il fiume più non porta cattive notizie

con la bocca aperta piena di cenere

 

Rumori della notte

parole della brughiera che ascolto

sdraiato sul prato acceso del presente

Un giorno la mia voce correrà verso il mare nella tua frenesia

Uomini e donne

animali silenziosi da altri cammini

berranno un giorno da questa notte tranquilla

senza il fragore della guerra

 

 

Imágenes

 

 

Me he olvidado.

Nunca fui yo ni tuve casa.

 

Algo hay en mí

de un alero sembrado de mirtos

donde los sapos respiran enterrados.

 

Algo hay de unos niños

bañándose con agua nocturna

al pie de un tanque.

 

Algo hay.

 

Imágenes.

Araucarias entre la niebla de la plaza.

Un jeep incendiado cayendo al vacío.

 

Pero me he olvidado.

No soy capaz de distinguir entre el sueño y la vigilia.

 

Escribo para volver,

para inventar la casa.

 

 

Immagini

 

 

Ho dimenticato me stesso

Non sono mai stato io né ho avuto casa.

 

C’è qualcosa in me

di una grondaia cosparsa di mirto

dove i rospi respirano sepolti.

 

C’è qualcosa dei bambini

che si bagnano nell’acqua notturna

accanto a una cisterna.

 

C’è qualcosa.

 

Immagini.

Araucarie nella nebbia della piazza.

Una jeep in fiamme che cade nel vuoto.

 

Me ne sono scordato.

Non so distinguere tra il sonno e la veglia.

 

Scrivo per tornare indietro,

per inventare la casa.

 

 

Retratar lo inevitable.

 

 

No quedaremos nosotros,

quedarán libros

que acaso ocupen

la más pequeña sección

de una biblioteca desigual.

Penoso álbum

-la poesía es la fotografía de lo que no queda en la fotografía-

donde se acercan a mirarnos

para saber cómo nos desvanecemos.

 

La tinta de la memoria no es indeleble.

 

 

 

Descrivere l’inevitabile.

 

 

Non resteremo noi,

resteranno i libri

che potrebbero occupare

la sezione più piccola

di una biblioteca irregolare.

Album doloroso

– la poesia è l’immagine di quello che non resta in una fotografia-

in cui vengono a guardarci

per scoprire come siamo svaniti.

 

L’inchiostro della memoria non è indelebile.

 

 

 

 

 

 

 

 

Albeiro Montoya Guiral è nato a Santa Rosa de Cabal (Colombia). Ha una laurea in Filologia e Letteratura Spagnola presso l’Università Tecnologica di Pereira e un master in Scrittura creativa, presso l’Università Nazionale della Colombia. È autore delle raccolte di poesie Una vida en una noche pubblicata nel 2018 da Buenos Aires Poetry, con un prologo di Juan Manuel Roca, e Celebraciones pubblicato nel 2017 da Casa de Asterión Ediciones a Pereira. È stato uno dei poeti inseriti nell’Antologia della poesia colombiana del XXI secolo la cui edizione bilingue è stata pubblicata a Parigi nel 2017 da L’Oreille du Loup. È fondatore ed editore della rivista Literariedad ed è membro, per la Colombia, del comitato editoriale della rivista argentina Buenos Aires Poetry. Scrive di poesia e letteratura sul suo blog “El Peatón” nel quotidiano El Espectador.