Premio Bologna in Lettere – La nota critica di Clery Celeste su “Senza titolo” di Marco Carretta

Marco CarrettaSenza titolo

 

“Senza titolo” è una raccolta che fa respirare, che restituisce il giusto tempo tra inspirazione ed espirazione. Richiede lentezza, uno scandire di gesti consapevole e determinato dalla necessità della terra. Sono testi che pongono il lettore in una visione domestica ormai dimenticata, impregnati di cemento come siamo ora, che ci mettiamo pure a parlare con i computer per mettere della buona musica in casa. L’autore chiede di fare un passo indietro, di riportare gli occhi sulle proprie mani, di accorciare la visione. Non sempre il progresso è ampliarsi, se non si è capaci di rispettare il tempo della terra, della crescita sacrale della pianta. Ma dalle braccia e dal verde dell’erba la città e le sue strutture chiamano, impongono il loro sistema,  e l’uomo risponde, diventando irraggiungibile dove prima invece si riconosceva umano, persona. Questa raccolta è il racconto del passaggio di una famiglia da un sistema di vita a contatto con la terra, con il rispetto profondo della vita e della ciclicità che impone la natura, a un sistema di macchine, prodotti e turni. La lacerazione è evidente, è un memento per tutti. La poesia, come tutta l’arte, deve esistere e resistere solo nella misura in cui è utile a qualcuno, è necessaria. I testi sono brevi e intensi, esattamente come i temporali estivi. Ogni poesia è legata alla successiva nel procedere della narrazione, allo stesso tempo è unica e irripetibile. Il ritmo dei versi è preciso e cadenzato, ricalca l’equilibrio perfetto della ciclicità delle stagioni alternandosi – specialmente nella seconda parte – a suoni più duri e secchi, tipici dei macchinari al lavoro. “Senza titolo” è il percorso dell’uomo che dalla dimensione naturale, dove si riconosce persona, approda per necessità al mondo della macchina e tutti “chiudono nel petto le ultime cose”.

(Clery Celeste)