Premio Bologna in Lettere 2022 – Diego Pederneschi – Nota critica di Sonia Caporossi

PREMIO BOLOGNA IN LETTERE

VIII edizione 2022

 

SEZIONE B 

(Raccolte inedite)

La giuria formata da

Alessandro Canzian, Clery Celeste, Giusi Drago

Daniele Poletti, Patrizia Sardisco

conferisce una segnalazione di merito a

Diego Pederneschi

per l’opera

POP

 

 

 

Diego Pederneschi – Pop o l’immanenza de-scrittiva dell’oggettuale

 

Se l’incipit in medias res, nei testi narrativi, consiste in un procedimento in cui la dispositio degli eventi viene invertita affinché la trama risulti più attraente, l’ordito delle microprose di Diego Pederneschi non contiene, teoreticamente e praticamente, alcunché di narrativo: semplicemente, l’oggettualismo di cui questi fragmenta sono pregni fa sì che non permanga alcun elemento fascinativo residuale di natura eroica. Eppure, di epica (certo, antieroica) dell’oggetto sempre si tratta, se teniamo ferma la fedeltà al discrimine essoterico che separa la prosa dalla poesia, in direzione di una non-poesia che non rimane certo al livello di cui Croce si lamentava, già nel lontano 1922, nei termini di un “individualismo arbitrario di artistico capriccio e di falsa genialità”, ma che si articola altresì nella parvenza di un pongismo ultracontemporaneo (e quindi, giocoforza, minore, epigonale), nel senso in cui Calvino, nelle Lezioni Americane, interpretava operazioni simili, ovvero come “una battaglia col linguaggio per farlo diventare il linguaggio delle cose, che parte dalle cose e torna a noi carico di tutto l’umano che abbiamo investito nelle cose”.

Si tratta, però, non solo di un’epica dell’oggetto, ma anche della situazione, giacché il frammentismo pederneschiano appare ricolmo della nozione ultranovecentesca di “evento”, inteso come il quid atto a procurare una frattura nel qui e nell’ora, sia al livello del reale come mera datità, sia nel senso del completo smantellamento della dimensione diacronica, superata a vantaggio di una sincronicità totalizzante. Dunque, non vige storia nell’epica dell’oggetto, per quanto paradossale questo assunto possa sembrare. Così, rimane difficile ritrovarvi, contro Calvino, proprio quel ritorno a noi di cui parlava l’Italo nazionale.

Nel caso di Diego Pederneschi, piuttosto che consistere in una calviniana humanitas rerum, questa sorta di Neue Sachlichkeit assume le forme di una “descrizione del mondo”, nel senso in cui Andrea Inglese scriveva, per l’omonimo progetto collettivo, cheil mondo è il luogo di tutti gli eventi e di tutti gli oggetti che si possono descrivere. Il mondo è il luogo in cui si depositano e si accumulano tutte le possibili descrizioni di tutti i gli eventi e gli oggetti del mondo. Il mondo è un posto zeppo di descrizioni del mondo” e che quindi “la descrizione è un’azione linguistica, è un enunciato, è un oggetto simbolico e materiale”.

La potenza del simbolo è, di conseguenza, concretizzata e fatta “cosa”, senza un prima e un dopo, solo nel lascito testamentario di un assoluto che si fa tale nel suo stesso darsi immanente: altra contraddizione solo apparente, se pensiamo che tutto è evento ed è nell’evento che le parole si danno alla realtà del fenomeno attraverso la pratica descrittiva, che è pur sempre una circo-scrizione, uno scrivere-intorno-a, un de-limitare, un limite assoluto, a sua volta, paradossale.

Quest’ontologia descrittiva è, per il poeta, pur sempre una forma di conoscenza. Del resto, come scrive Pederneschi, si tratta di “un sapere che l’oggetto, usato nel più classico dei modi, saprà fingere di non essere”. Proprio per una tale intrinseca finzionalità, la gnoseologia delle cose (genitivo soggettivo) coincide con la massima evidenza fenomenologica di un sapere “pop”, come si legge nel titolo della raccolta inedita di cui stiamo parlando; ovvero, un sapere rivolto alle cose della vita quotidiana, nell’attitudine sovraespositiva tipica della pop art, abituata a isolare gli oggetti d’uso e di consumo dal loro contesto per estetizzarne l’entità di “prodotti”, di meri abbagli eventuali dove l’umano latita anche quando l’io viene citato.

Ed è così che l’evento, poppescamente, diviene serialità dell’episodio, dediacronizzato, colto nel confine distonico dell’hic et nunc: un episodio singolarizzato, esistenzializzato, autotelico, autoconclusivo; insomma, senza capo né coda narrativi, giacché resta pago del suo spettatore passivo e del suo medium preferenziale, ovvero il linguaggio descrittivo. Lo dice chiaro e tondo Pederneschi stesso in uno dei frammenti di cui si diceva: “L’episodio, che in un primo momento parrebbe avere addentellati in grado di condurre ad un futuro anteriore, dopo essersi stiracchiato nell’intricato ma spietatamente dritto flusso della coscienza si perderà per essersi infine limitato, alla vista d’un ipotetico visitatore, a mera decorazione da voluta ionica.”

La descrizione del mondo si fa quindi, consapevolmente, ab-bellimento o meglio, de-corazione, nella beffarda consapevolezza che il pop penetra l’oggetto che anche noi tutti siamo al solo fine di farne emergere la reificazione, attraverso una disumanizzazione che, per definizione, è senza cuore e, priva di organi, priva di organon, non può che decadere nel verbum, rincorrendosi nell’esemplare cortocircuito della viziosissima chiusa a nastro di Möbius: “Avverbio di modo irraggiungibile, riveduto e corretto, l’avvio, fu di certo dinamitardo, svisto, gonfio della vanagloria dell’ubiquo, più incline alla parentela che al paterno, più incivile che civico, mago maledetto, più incivile che civico, più incline alla parentela che al paterno, gonfio della vanagloria dell’ubiquo, svisto, fu di certo dinamitardo, l’avvio, riveduto e corretto, avverbio di modo irraggiungibile”. Eccetera. (Sonia Caporossi)

 

 

Diego Pederneschi nasce a Cremona il 28/12/73, insegnante di musica, pubblica le raccolte poetiche Concertino per Ensemble edizioni (2016), Bagatelle per Rue de la fontaine (2017), Cadenze d’inganno per Oèdipus  (2019). Con la silloge poetica Temi e variazioni (Il filo di Arianna 2020) si aggiudica il secondo premio assoluto al concorso biennale “Percorsi letterari dal golfo dei poeti Shelley e Byron alla val di Vara” 6° edizione 2019. Partecipa a reading collettivi con il progetto “Poesia a parole-note”.