Spoken word – Marthia Carrozzo – L’amo di Idrusa (di bellezza non si pecca, eppure)

Bologna in Lettere 2023

Festival Multidisciplinare internazionale

Venerdì 12 maggio ore 20.00

FactoryBo, Via Castiglione 26

Spoken Word

Marthia Carrozzo

L’amo di Idrusa (Di bellezza non si pecca, eppure)

 

 

“Il corpo è la dimostrazione di come un’opera musicale – parliamo di musica, in questo caso, ma credo, in realtà, che questo vada a riguardare quasi tutto – possa, riprendendo il titolo in inciso a questo nostro camminamento comune, muovere e commuovere, andando a toccare in chi la ascolti quelle corde più sottili, quelle delle emozioni, appunto, intangibili e interiori, non senza essere percepita proprio fisicamente, guidando perciò chi vi assista a una consapevolezza quasi tangibile e più certa, che lo attraversa e, presto o tardi, lo muta.” Con queste parole Claudio Fabi, musicista, compositore e produttore tra i più acuti, eleganti e incisivi nella storia della musica italiana e internazionale, commenta, nella generosa intervista che completa il libro, la natura trasversale dell’operazione che Marthia Carrozzo porta a compimento nei tre numeri della collana “Camminamenti” (Kurumuny) ed in questo in particolare.

 

Sempre il corpo è, tra queste pagine, testimoniato dalla bella Idrusa, l’eroina di una mitologia tutta salentina, che già nella penna di Maria Corti era assurta a simbolo di coraggio, di ribellione e anelito all’autodeterminazione, che viene qui ad incarnare il principale focus poetico della poetessa sua conterranea, da sempre impegnata in una ricerca ritmico-materica sul verso che, come scrive Sonia Caporossi, “si fa plasma vivo e pulsante di carnacea tensione”.

 

In un poemetto in cinque “stanze”, a voler richiamare idealmente la struttura della cansò provenzale, Marthia Carrozzo rielabora ed amplia la sua Trilogia di Idrusa, che già nel 2012, Lello Voce, nella densa prefazione, definisce come “Un piccolo gioiello di poesia erotica, o anche un meraviglioso trattatello di tattiche per guerre sentimentali”, suggerendo al pubblico, come nella sua cifra, una “litania di lussuria e abbandono, di libertà e desiderio, una serenata al rischio e all’acrobazia, una melopea per ogni abbandono e per ciascuna ribellione” pronta a farsi amo, invito istintivo e diretto al sentire più intimo di ciascuno o, come direbbe Idrusa, envoi dell’acqua che sa.

 

 

Impromptu

(o dell’impronta che resta)

 

Come potrei stancarmi delle mani?

Come potrei, come potrei, tu dimmi,

come?

 

Come potrei, come potrei stancarmi, ora?

Come potrei, delle tue mani, ancora,

io?

 

Io, dalle mani, dalle tue, le tue soltanto.

Solo le dita, quelle tue, lungo i miei tasti.

E l’aderire fermo e fiero sulla bocca.

La forma esatta, sulle labbra, a farmi cava.

 

Resto in silenzio per sentire, arresa, ausculto. 

Mi faccio olfatto, già mondata, tra i tuoi palmi.

Contro lo sterno, salgo, sfrego, chiamo il genio,

che ci esaudisca per la grazia che ci consta.

 

Come potrei, come potrei, tu dimmi, come?

Come potrei, come potrei se, ancora,

torni?

 

Come una scorciatoia per il mondo,

infilami, guidando, senza verbo.

 

Come risacca, sgrumi i lembi, mi fai pronta.

Tornisci i pori per nettàre una promessa.

Cresci di bianco alla mia cala a ricolmare.

Ti fai frangente per coprirmi di nitore.

 

Mi scovi i passi, la prudenza ed ogni ardire.

Stretto alla schiena a computare i miei cifrari.

Parli la lingua che ricuce al mio bagliore,

tasti più piano; a feritoia, le falangi.

 

Mi sporgo e salto dalle mani sino al mare,

come risacca a cui non argino le risa.

Mi faccio rena, faccio sponda alla tua fame,

che spolpa il cuore ed ogni carne e me:

mi slega.

 

L’affanno audace della corsa, già sicuro,

che non dimentica le nocche, le pretende.

Poi l’elezione che è del tatto solamente,

mi inscrive nitida sull’orlo di un presagio.

 

Come potrei stancarmi, allora, delle mani?

Come potrei, come potrei, davvero,

quando?

 

Come potrei, come potrei stancarmi, allora?

Come potrei, come potrei:

sei tu

che torni.

 

Sali d’albume, tutta luce e snidi gli occhi,

dal mio fondale capovolto, emergi, in viso.

Affondi e resti, i polpastrelli alla colonna.

E non ti stanchi, non ti stanchi di bussare.

 

Presenti il volo che mi schiudi, il cielo fuso,

fatto residuo del tuo amare numinoso.

Attendi piano, poco a poco, il mio riavermi.

Chiudo le palpebre e ti seguo,

che già avviene.

Ingordo e fiero, ridisponi il tuo convito.

Il tuo nel mio, se già mi inviti, lo apparecchi.

Le mani sanno, fanno varco al nostro approdo,

al tango nudo che conduce, che ci porta.

 

Le mani – porte – per tradurci in ogni derma,

per traghettarci oltre il più dolce dei reati.

Afferra e tieni, tutta me, tra i tuoi confini.

Sconfina e invadi, infrangi il tempo,

perché brilli.

 

Le mani sanno, canto e codice non scritto,

per seguitare il solo credo che gemmiamo.

Le braccia tese, oltre ogni assalto che ci sviva.

 

Quindi serrate

e tutti i nervi

a consacrare.

Foto Silvia Meo

 

MARTHIA CARROZZO

Poetessa e autrice di testi per il teatro e per la musica. Laureata in Scienze della Comunicazione presso l’Università del Salento, si forma a Firenze in Tecniche di management dello spettacolo. Nel 2004 collabora al laboratorio Sul potere della parola tenuto a Melpignano (Le) da Giovanni Lindo Ferretti. L’incontro con il teatro, tra il 2000 e il 2009, diviene in lei input per una ricerca poetica personale e riconoscibile incentrata sulla parola, sul ritmo e sulla necessità di dare corpo e respiro al verso da ripensare nella voce. Vincitrice di diversi premi, dal 1° Poetry Slam delle culture migranti, di Questioni di frontiera (Bari, 2007), al Premio Nazionale di Poesia inedita “Ossi di Seppia” (Arma di Taggia, 2013).

Autrice di testi per la musica, ha collaborato con Etta Scollo in “Cuoresenza” (Trocadero, 2011) nel brano “Dinuovoedinuovo” e con Hasa-Mazzotta in “Ura” (Finisterrae, 2014) nel brano “Del cielo e della terra” e in “Novilunio” (Ponderosa, 2017) nel brano “Novilunio”.

 

Tra le sue pubblicazioni: “Utero di Luna” (Besa Editrice, 2007 – prefazione di Alda Merini), “Pelle alla Pelle, dimore di mare e solo sensi” (LietoColle, 2009 – prefazione Gabriella Rusticali), “Di bellezza non si pecca eppure – Trilogia di Idrusa” (Kurumuny, 2012 – prefazione di Lello Voce) e “Piccolissimo compianto all’incompiuto” (Besa Editrice, 2016 – prefazione di Danio Manfredini).

 

Dal 2014, con la Dott.ssa Lizia Dagostino, psicologa e formatrice, tiene periodicamente il laboratorio esperienziale “Versi e Camminamenti. Coscienza e conoscenza di sé attraverso la poesia”. La sua poesia è stata oggetto di studio e traduzione da parte del Prof. Josè Maria Nadal, nel IV Seminario Internacional sobre Lengua y Literatura presso la Facultad de Letras de la Universidad del Paìs Vasco di Vitoria-Gasteiz (Alava) in “Modos del intimismo y del erotismo en la poesía contemporánea” e la Prof.ssa Loreta De Stasio ha dedicato a lei e alla sua Calypso il saggio, pubblicato poi negli Atti, Teatro e poesia recitata: Il canone e le nuove forme In L’Italianistica oggi: ricerca e didattica, al XIX Congresso dell’ADI – Associazione degli Italianisti (Roma, 9-12 settembre 2015). Partecipa a diversi Festival e Rassegne nazionali e internazionali. Tra cui, a maggio 20018, al Teatro di Tor Bella Monaca, a Roma,  “Canzoniere, La poesia prende fiato!”, presentazione della nuova collana di poesia con musica e poetry comics, diretta da Lello Voce e Gabriele Frasca per Squilibri Editore. A settembre 2021, al Teatro Careni di Pieve di Soligo, per la direzione artistica di Lello Voce e la consulenza letteraria di Stefano Dal Bianco, accompagnata da Frank Nemola, è una delle 4 poetesse scelte con altrettanti musicisti e con le video scenografie di Gianluca Abbate a celebrare i cento anni di Andrea Zanzotto per “Interpretare Zanzotto – Gli Sguardi i Fatti e Senhal”.

 

Da marzo 2019 è direttrice di Camminamenti, piccola collana di scritture in movimento, edita da Kurumuny Edizioni, il cui terzo numero, “Di bellezza non si pecca, eppure (O del corpo che muove prima)”, vede le poesie di Marthia Carrozzo in  un dialogo/intervista al Maestro Claudio Fabi ed è stato presentato in prima nazionale a luglio 2022 a Martano (Lecce) in un bellissimo concerto per pianoforte e poesia.